Trent'anni dopo la pubblicazione di Il Medio Oriente e l'Occidente, Lewis ha ristampato quell'eccellente studio, in una versione leggermente aggiornata e ampliata. I cambiamenti sono presenti ma non sono profondi; se personaggi come l'Ayatollah Khomeini appaiono nelle sue pagine, alcune questioni degli anni Sessanta come il socialismo arabo e le relazioni fra l'Egitto e l'Unione Sovietica continuano a essere il fulcro dello studio. Detto questo, la versione del 1964 termina con l'osservazione che "l'amicizia sarà possibile solo quando il nazionalismo arabo sarà disposto ad accettare l'Occidente". Questo è ciò che più o meno è accaduto, e la versione del 1994 finisce col notare che "per la prima volta da secoli, il corso degli avvenimenti in Medio Oriente non è influenzato dall'esterno ma dalle potenze regionali. (…) La scelta, alla fine, dipende da loro". In sintesi, se la prima pagina del volume riveduto e corretto è identica sostanzialmente a quella della versione precedente, le ultime pagine di entrambe le versioni sono completamente diverse le une dalle altre.
La costruzione del Medio Oriente ha molti meriti: due in particolare. Il volume presenta con chiarezza e concisione quasi tutti i grandi temi intellettuali che hanno influenzato la vita del Medio Oriente negli ultimi due secoli. E in secondo luogo, il libro offre una visione globale del Medio Oriente, con l'Iran e la Turchia che sono non meno importanti dei paesi arabofoni, una prospettiva che riduce il conflitto arabo-israeliano alle sue vere proporzioni. In breve, La costruzione del Medio Oriente resta forse la migliore e unica opera per apprendere nozioni sul vasto argomento che essa tratta.