La vicinanza dell'Impero ottomano all'Europa talvolta rende facile dimenticare quanto esso fosse diverso dai suoi vicini occidentali. Nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale gli studi sulla storia economica e sociale ottomana hanno fatto molto per mostrare queste differenze; in un recente esempio, Leslie P. Pierce, nel suo volume L'harem imperiale (Oxford University Press, 1993), svela l'incredibile vita personale dei sultani. Inalcik, forse il più grande storico vivente dell'Impero ottomano, unisce qui le proprie forze con quelle di quattro suoi colleghi per presentare uno studio più avanzato. I libri scritti da più autori tendono a disperdersi in varie direzioni; grazie a una revisione scrupolosa, i cinque autori occupandosi di quattro epoche e trattando un solo argomento (il denaro nell'Impero ottomano) offrono un'unica visione d'insieme del materiale sul quale hanno lavorato.
Pur ammettendo che questa sia "un'area di studio ancora agli inizi", gli autori presentano la storia ottomana economica e sociale come un argomento coerente che concerne oltre sei secoli e più continenti. Ad esempio, Donald Quataert rileva che la maggior parte delle proprietà terriere ottomane "erano e sono rimaste di piccole dimensioni". Gli autori mostrano l'impero come un fattore importante in ogni cosa dal commercio delle spezie agli inizi del periodo moderno fino ai modelli di proprietà fondiaria nel Medio Oriente di oggi. Essi rivelano altresì una vasta gamma di informazioni importanti (una fra tutte: "In tutte le città ottomane c'erano dei quartieri abitati da scapoli che di notte erano chiusi a chiave per migliorare la sicurezza della gente comune").