L'islamismo incoraggia o no la democrazia? Ghadbian (ricercatore presso il dinamico e nuovo Centro degli Emirati per gli studi strategici e la ricerca a Abu Dhabi) sostiene che l'islamismo consta di due correnti: una a favore della democrazia e l'altra contraria. La prima lui l'associa ai moderati, la seconda ai radicali. Ritenendo che i moderati siano molto più numerosi e potenti dei radicali, l'autore si rammarica del fatto che noi in Occidente sembriamo ignorare questo dato di fatto: "La visione antidemocratica è considerata la norma islamista mentre le idee della maggioranza degli islamisti sembrano eccezionali". Egli annovera nel campo dei moderati personaggi come l'egiziano Hasan al-Banna e Sayyid Qutb.
È una distinzione netta e affascinante, ma purtroppo non ha alcuna validità. Ghadbian traccia un bel quadro dei "moderati" che non ha nessun legame con la realtà. Ad esempio, egli afferma che il fatto di aver sofferto terribilmente nelle mani dei despoti, ha fatto sì che i moderati "abbiano opposto all'autoritarismo una forte componente della sottocultura islamista (…) Quelli che sono finiti in prigione sono diventati particolarmente consapevoli dei pericoli degli abusi dei diritti umani". Suona bene, ma ditelo alle migliaia di prigionieri politici che in questo momento languiscono nelle carceri iraniane. Ghadbian cita Hasan at-Turabi, l'uomo forte del Sudan, come qualcuno che parla della "congruenza fra i principi islamici e la democrazia". E com'è possibile questo, se il suo regime governa in modo barbaro e non è che una sembianza della democrazia? No, non esistono degli "islamisti moderati", ci sono solamente degli analisti delusi che cercano di convincere tutti della loro esistenza.