Il titolo sta a indicare che è finalmente disponibile lo studio tanto necessario della popolazione sciita. Ma l'argomento di Nakash è molto più specifico e in definitiva più prezioso: si tratta di un'indagine svolta nella storia degli sciiti iracheni, dalla metà del XIX secolo al 1958.
L'autore giunge a due conclusioni principali, entrambe sorprendenti per un profano. Innanzitutto, gli sciiti iracheni non sono una comunità antica, ma sono "nell'insieme dei neoconvertiti allo sciismo, in seguito a un'evoluzione che ebbe luogo nel XIX secolo quando gran parte delle tribù nomadi arabe dell'Iraq divenne stanziale per dedicarsi all'agricoltura". In secondo luogo, anche se essi appartengono alla stessa branca dello sciismo duodecimano come sciiti iraniani, costituiscono però una comunità del tutto separata, dotata di una propria struttura e visione. "Lo sviluppo divergente dell'Islam sciita in Iraq e in Iran nel XX secolo riflette le caratteristiche sostanzialmente differenti della religione e della società sciita nei due Paesi".
Applicando queste idee alla guerra del Kuwait, Nakash arguisce che, provocando la fallita insurrezione del marzo 1991, la disfatta irachena ha favorito il declino a lungo termine degli sciiti nella società irachena. Egli si aspetta che questo evento modellerà la coscienza degli sciiti iracheni per molti anni a venire, anche se evita di immaginare in che modo questo influenzerà le future relazioni fra sunniti e sciiti.