Il sottotitolo sarebbe dovuto essere "dalla guerra alla pace", ma un recalcitrante Hafez al-Assad ha rovinato la simmetria. Quest'ottimismo fuori luogo riguardo a una buona volontà siriana a porre fine al conflitto con Israele deriva dalla convinzione poco convincente di Ma'oz che, Assad nel 1988 prese la decisione strategica di "giungere a una soluzione politica del conflitto arabo-israeliano" – politica, dunque, e non militare. Sfortunatamente, le prove che Ma'oz ha raccolto in modo così scrupoloso non corroborano questa tesi, rendendo la sua trattazione degli eventi dal 1988 alquanto fallace. (Se Assad ha, di fatto, "dato priorità" a una strategia diplomatica preferendola a una militare, perché mai in otto anni sono accadute così poche cose?)
A parte quest'obiezione, Ma'oz ha scritto un eccellente saggio sulle relazioni siro-israeliane dal 1948. Egli mostra come il rapporto bilaterale fra i due Paesi, la cui popolazione complessiva è inferiore ai venti milioni, sia di grande interesse quando normalmente non desta molta curiosità. L'autore racconta come i due Stati siano entrati in guerra quattro volte e abbiano avuto delle scaramucce in innumerevoli occasioni; come per molti anni ogni parte abbia rappresentato un'alleanza con una grande potenza; come il loro confronto domini ormai la dimensione militare del conflitto arabo-israeliano e quanto sia complessa l'attività diplomatica fra loro. Pur riconoscendo che i palestinesi sono al centro del conflitto arabo-israeliano, Ma'oz mostra in modo convincente che solo i siriani "manifestano dagli anni Venti una costante ostilità politica e ideologica verso l'entità ebraica, e dal 1938 costituiscono una minaccia militare alla sicurezza di Israele".