I libri sul conflitto arabo-israeliano riempiono gli scaffali di una biblioteca, mentre la guerra civile libanese, l'invasione sovietica dell'Afghanistan e la guerra tra Iran e Iraq hanno ispirato una fiorente letteratura. Al contrario, gli scontri indo-pakistani e turco-greci continuano, di fatto, a non essere studiati in Occidente. Questa lacuna rende utile a una vasta gamma di lettori anche un'opera così elementare come Turchi e greci, perché non c'è nulla di simile sull'argomento.
Volkan e Itzkowitz scrivono da un punto di vista categoricamente turco; il primo è un docente di psichiatria di origini turche, il secondo è uno storico dell'Impero ottomano. Come si addice a queste due discipline, essi affrontano il conflitto turco-greco da un punto di vista storico con una buona dose di psicologia, una dose che qualche lettore potrebbe ben trovare troppo forte. E inoltre, i due autori fanno delle osservazioni interessanti. Forse le più curiose hanno a che fare con i due concetti di turcocrazia (in greco, "la dominazione ottomana sui greci") ed ellenismo (in questo contesto, un'ideologia dell'Europa occidentale che esorta i greci ad adottare i costumi greci). Gli autori notano l'atteggiamento cospiratorio di molti greci nei confronti dei turchi e argomentano che questo è una conseguenza di centinaia di anni di storia comune, cui ha fatto seguito il bisogno di essere all'altezza dell'ideale occidentale dell'ellenismo; per arrivare a questo, i greci hanno ritenuto necessario eliminare tutto ciò che c'è di ottomano in loro, come pure detestare chi fra i turchi di oggi in modo più evidente porta avanti questo retaggio.