In uno dei resoconti più completi e meglio informati sugli uomini di al-Qaeda, il fratello maggiore di Zacarias Moussaoui, "il ventesimo dirottatore", racconta la storia di suo fratello in un libretto pubblicato dall'editore preferito di Noam Chomsky e Howard Zinn. Il racconto consta di un lungo prologo – i nonni, i genitori, l'infanzia, gli anni dell'adolescenza – e di un breve epilogo, giacché i due fratelli si sono frequentati fino a quando Zacarias non ha abbracciato il wahabismo. Nato nel 1968, Zacarias ha vissuto un'infanzia contrassegnata dal divorzio dei suoi genitori (immigrati dal Marocco); ha cambiato più volte città, non ha imparato l'arabo né le regole dettate dall'Islam e se l'è cavata tanto a scuola quanto sul piano sociale. Inoltre, egli si sentiva sempre più solo e isolato dalla società francese ("sono tutti razzisti e fascisti") al punto che il razzismo è diventato la sua ossessione.
In parte per rifuggire questo sentimento e in parte per imparare l'inglese e fare carriera, Zacarias si è trasferito a Londra nel 1991. Nel corso dei successivi quattro anni, tuttavia, egli si mise a frequentare gli ambienti islamisti. Nel 1995, egli disse a sua cognata che non avrebbe dovuto lavorare fuori dalle mura domestiche, approvando il comportamento di un personaggio di una serie televisiva che picchiava sua moglie nella fiction ("Ben le sta, questo è ciò di cui le donne hanno bisogno"). Più in generale, egli è diventato un estraneo per la sua famiglia. Durante una visita in Marocco, Zacarias ha avvicinato un imam di cui disapprovava la sua visione dell'Islam. Dopo un'assenza durata diversi anni, Abd Samad viene a sapere della presunta complicità del suo giovane fratello nelle atrocità dell'11 settembre.
Abd Samad tira alcune conclusioni interessanti dalla sua esperienza. Una di queste è che i bambini musulmani in Occidente devono imparare la loro religione nell'ambito familiare oppure rischiano di lasciarsi sedurre da quel tipo di movimenti estremisti che hanno subornato suo fratello. Un'altra conclusione è che i musulmani dotati di una voce pubblica dovrebbero occuparsi delle radici del problema: "Anche se loro condannano gli attacchi e gli assassini, non denunciano però gli ideologi wahabiti (…) e gli ideologi dei Fratelli musulmani".