Kirsten Schulze, docente alla London School of Economics, si occupa della politica di Israele verso i maroniti (i cattolici libanesi) dal 1948 al 1984. L'autrice svolge più di un lavoro competente analizzando a fondo quest'argomento circoscritto, per poi però indebolire il valore del suo diligente lavoro costringendolo a fornire una tesi che non convince sulla politica estera israeliana. Secondo la Schulze, l'approccio israeliano ai maroniti dimostra che "l'intervento negli affari politici dei Paesi arabi vicini" è stato una caratteristica costante e centrale della sua politica estera. Oppure, come lei asserisce altrove, l'obiettivo di ciò che la Schulze chiama "l'aggressione israeliana" non è "la sopravvivenza di Israele, ma l'egemonia dello Stato ebraico". Questa tesi non ha senso: le sue stesse pagine mostrano i leader israeliani alle prese con i timori riguardo alla sopravvivenza; le relazioni con i maroniti non possono per nulla sostituirsi a quelli con Stati potenti come l'Egitto e la Siria; e l'intera nozione di "egemonia" israeliana sa di terribile fandonia riguardo al fatto che Israele cerchi di dominare una regione che va dal Nilo all'Eufrate. Triste a dirsi, ma la Schulze alla fine non fa che aggiungere un'altra freccia, e una piccola, al grande assalto accademico contro Israele.