Khashan, un docente dell'Università americana di Beirut, ha realizzato uno studio di un'originalità stupefacente sulle attitudini politiche dei libanesi. Utilizzando quindici intervistatori e un questionario con 135 domande, egli ha appurato e raccolto i punti di vista di 2.300 studenti, per lo più residenti a Beirut, tra la fine del 1988 e l'inizio del 1989. (Le esigenze della guerra hanno precluso la possibilità di un campione più rappresentativo.) Khashan ha posto delle domande su argomenti come la situazione socio-economica, la religione del migliore amico, i punti di vista sui legami con il mondo arabo e la convenienza di cambiare il sistema politico libanese.
Qui e là, Khashan si è ritrovato con dei risultati sorprendenti. Solo il 30 per cento degli intervistati si è detto a favore di relazioni diplomatiche "speciali" con la Siria – uno straordinario rifiuto della presenza autoritaria del regime di Assad in Libano. Nonostante, la famosa coesione della loro comunità, gli studenti maroniti mostrano chiaramente una minore fedeltà al proprio gruppo, rispetto ai sunniti o agli sciiti libanesi. A parte questi punti, la maggior parte della sua ricerca conferma le sue tristi attese sul settarismo nella vita libanese. Su quasi ogni problema le opinioni degli studenti si dividono secondo i criteri etnici/religiosi. Si prenda la questione dei palestinesi che vivono in Libano. L'ottantuno per cento dei sunniti vuole che diventino cittadini libanesi; la stessa percentuale di maroniti vuole che i palestinesi siano espulsi; e il 74 per cento dei greci-ortodossi desidera che essi rimangano mantenendo il loro attuale status di rifugiati. Khashan termina il suo studio suonando l'allarme sulla situazione difficile delle relazioni comunitarie libanesi, suggerendo che il benessere del Paese dipende dalla distruzione dello spirito confessionale.