La Società dei Fratelli musulmani di Richard Mitchell (1969), lo studio più famoso del principale movimento fondamentalista islamico d'Egitto, ha descritto l'organizzazione come una risposta reazionaria all'occidentalizzazione lanciata da quelli che seguono le sue orme. E, in effetti, questa era l'interpretazione generale dell'Islam fondamentalista fatta dalla maggior parte degli scrittori sull'argomento prima del 1990 o giù di lì. Ora, tuttavia, domina un'interpretazione del tutto differente (e molto migliorata), che considera i Fratelli musulmani e i movimenti di questo genere come una faccia della modernizzazione. Il personale di questo movimento è costituito da cittadini che si occupano dei problemi ultramoderni: le loro idee, i metodi e gli obiettivi includono tutti i metodi moderni, ed essi si dimostrano assai più disposti ad imparare dall'Occidente di quanto sia stato fatto finora.
In un tentativo di ricerca molto apprezzabile sui primi anni dei Fratelli musulmani, Lia (uno studioso norvegese) si basa su nuove fonti e su una profonda conoscenza del suo argomento per mostrare in modo convincente come quel movimento risponda perfettamente alla nuova interpretazione. Egli dimostra che esso è stato organizzato in modo originale per l'Egitto e che ha mobilitato elementi della popolazione finora trascurati. La sua più grande importanza risiede nell'elaborazione di una risposta alle ideologie europee rampanti degli anni Trenta: in questo, i Fratelli musulmani hanno cominciato "un processo permanente di rinnovamento (…) in cui la religione era legata all'età moderna e a tutti gli aspetti della vita moderna". Non senza motivo, Lia arguisce che "la reinterpretazione dell'Islam [da parte dei Fratelli musulmani] rimarrà il rinnovamento islamico più radicale di questo secolo".