L'affascinante studio di Kuisel analizza la reazione francese alla cultura popolare americana dalla Seconda guerra mondiale. In breve, la storia dice questo: alla fine degli anni Quaranta, i comunisti, i gaullisti e i cattolici progressisti unirono le proprie forze per ridicolizzare la grossolanità della cultura americana e allertare in merito alle cattive intenzioni di Washington. Questo ha preparato la strada per trent'anni di ostilità prolungate. Poi, tutt'a un tratto, negli anni Ottanta, gli intellettuali e i politici francesi cambiarono opinione, portando a ciò che Kuisel chiama "la mania americana" della Francia. Egli attribuisce questo ripensamento a due fattori: il fatto di essersi resi conto dell'abominio dell'Unione Sovietica e di aver compreso che gli Stati Uniti non erano invincibili.
Ma il vero fascino di Sedurre i francesi sta nei suoi particolari. Prendiamo la questione della Coca-Cola degli anni 1948-50. La Coca-Cola sollevò la questione fondamentale dell'identità [francese]. Alla domanda di un giornalista: "Se un bistrò serve della Coca-Cola piuttosto che del vino rosso, è ancora francese?" un altro giornalista rispose declamando che "il punto più vulnerabile [della cultura francese] è la bevanda nazionale. Il vino è la caratteristica più antica della Francia". Per qualcuno le bevande erano legate direttamente alla guerra fredda: "In Francia, sarà il vino. Non la Coca-Cola né la vodka". Per combattere contro la Coca-Cola, la Sinistra diffuse delle voci di pubblicità della Coca-Cola apparse sulla facciata della Cattedrale di Notre-Dame. Gli avversari economici chiesero con malizia: "La Coca-Cola è un veleno?" Nel rispondere a queste pressioni, il Parlamento fu sul punto di vietare questa bevanda; solo la necessità di mantenere i crediti del piano Marshall sancì la svolta a favore di Atlanta. Kuisel riporta questo e altri racconti sulle guerre tra culture con arguzia e simpatia.