Inserendo una storia discordante in un racconto coerente, Teitelbaum (ricercatore alla Tel Aviv University) mostra come e perché i gruppi radicali si siano rivoltati contro il governo saudita – non un Paese ordinario in cui ci si oppone al governo su delle basi islamiche, poiché questo è l'autentico regime islamico dei tempi moderni, che fa derivare la propria autorità dall'Islam applicandola pressoché in ogni sfera della vita.
Ma con vigore arrivano il compromesso e una pressione del radicalismo, che l'autore collega in modo convincente al movimento Ikhwan degli anni Venti, che resiste a tali compromessi. Teitelbaum dimostra come lo Stato ha sempre più co-optato e controllato la leadership religiosa, in particolare all'apice della ricchezza petrolifera, ma poi, dalla fine degli anni Ottanta, lui mostra come questo controllo inizi a indebolirsi. Poi è arrivata la crisi del Kuwait del 1990 e lo sbarco di centinaia di migliaia di soldati non-musulmani – tra loro c'erano delle donne americane cristiane che masticavano chewing-gum, guidavano le auto, non portavano il velo e indossavano abiti attillati – e questo ha fornito il catalizzatore per il decollo del movimento islamista. "Non è il mondo contro l'Iraq. È l'Occidente contro l'Islam", è questa l'interpretazione che uno sceicco da poco importante ha fatto circolare. I radicali hanno adottato una mentalità decisamente anti-americana (in un caso, definendo gli Stati Uniti "una nazione di bestie che fornicano e mangiano cibo putrefatto"). Se questi sceicchi spacconi inveiscono, i loro omologhi dell'establishment invece si sentono a disagio, essendo d'accordo con ciò che dicono i primi, ammirando la loro fiera indipendenza, ma incapaci di unirsi a loro.
Teitelbaum passa in rassegna i maggiori avvenimenti – le petizioni reali, l'emergere dei gruppi d'opposizione con base a Londra, il ricorso alla violenza con Osama bin Laden, gli attentati contro gli impianti americani – e trova che il regime non risponde molto efficacemente a questa profonda sfida alla sua legittimità. Pertanto, egli osserva che da quando il principe ereditario Abdullah ha assunto il controllo, "l'attività dell'opposizione è in genere diminuita".