L'editore olandese E. J. Brill si è fatto un nome per aver avviato dei megaprogetti orientalisti che nessun altro avrebbe osato intraprendere; e così continua questo lavoro indispensabile con L'Enciclopedia del Corano, concepita per essere un'opera di consultazione in cinque volumi.
Curata da una docente della Georgetown University, l'Enciclopedia, si avvale principalmente dei contributi di autori residenti negli Stati Uniti, di un certo numero di autori europei e mediorientali, e di altri collaboratori occasionali. Gli scrittori non sono esclusivamente musulmani, tra loro ci sono nomi famosi (Oleg Grabar, Nasr Hamid Abu Zayd) e anche sconosciuti. Le voci enciclopediche tendono a essere sintetiche con l'eccezione di qualcuna che cerca di essere più estesa (come "Cronologia e Corano"). Alcuni argomenti sono rivoluzionari, come le bibliografie che fanno ben comprendere le cose ("Colori", "Passi difficili"), mentre altri battono un terreno conosciuto ("Basmala"). Taluni sono vane trattazioni postmoderne ("Le pratiche contemporanee") mentre altri sono modelli della filologia orientalista classica ("La vita animale"). Se l'opera non si occupa dei commentatori del Corano, non è così per le comunità dei musulmani ("i deobandi", "gli afro-americani").
La curatrice affronta apertamente la questione di ciò che lei definisce "due conversazioni parallele" sul Corano, vale a dire la cultura musulmana e non-musulmana in merito al testo sacro. Entrambe tendono a esistere in sfere separate, una pia e l'altra indagatrice; la Dammen riconosce altresì che alcuni autori hanno trovato contaminata la sua idea del progetto, preferendo non parteciparvi. Vista l'estrema delicatezza del compito e la vasta gamma di opinioni sul ruolo del Corano, la curatrice ha fatto un lavoro apprezzabile che abbraccia "una pluralità di metodi e di prospettive".