Da lontano la Scandinavia potrebbe sembrare idilliaca, un po' per le famiglie reali e un po' per i capi di governo che girano quasi senza scorta, ma ha avuto la sua bella dose di violenza, dall'assassinio del premier svedese Olof Palme a due massacri perpetrati in altrettante scuole finlandesi in un solo anno, rispettivamente con otto e dieci vittime. In altre parole, la furia omicida di Anders Behring Breivik di certo non è stata senza precedenti. In passato, si è avuta la magra consolazione di sapere che azioni simili – fortemente squilibrate – sono state perpetrate da individui che risentivano dell'influenza d'ideologie estremiste. Non è così per Behring Breivik. Questo terrorista annovera tra i suoi autori preferiti George Orwell, Thomas Hobbes, John Stuart Mill, John Locke, Adam Smith, Edmund Burke, Ayn Rand e William James. La mancanza di connessione fra il tradizionale conservatorismo politico di Behring Breivik e il suo squilibrio mentale presenta una sfida e un dilemma, del tutto nuovi e terribili.
Behring Breivik ha plagiato l'Unabomber Ted Kaczynski. |
In questo modo, Behring Breivik assomiglia all'Unabomber Ted Kaczynski, che è ricorso alla violenza come un mezzo per far conoscere il suo manifesto del 1995, "Industrial Society and Its Future". A dire il vero, il legame esistente tra i due è molto stretto: Hans Rustad documenta come Behring Breivik abbia ampiamente plagiato Kaczynski, cambiando solo alcune parole chiave.
A entrambi si aggiungano Timothy McVeigh (l'attentatore dinamitardo di Oklahoma City del 1995) e Baruch Goldstein (l'autore della strage di Hebron del 1994) e si hanno quattro clamorose eccezioni alla regola dominante delle stragi di massa islamiste. Un sito web, TheReligionOfPeace.com, enumera 17.500 attentati terroristici in nome dell'Islam negli ultimi dieci anni; arguendo che si arriva a circa 25.000 dal 1994.
Abbiamo però a che fare con due ordini di grandezza ben diversi. Come osserva David P. Goldman, «c'è un mare di differenza tra l'uso organizzato dell'orrore da parte dei movimenti terroristici e le depravate azioni individuali». Sì, è vero, dobbiamo preoccuparci altresì per la violenza non-islamista, ma la varietà islamista prevarrà, ed essendo un movimento estremista vitale, continuerà a perseguire il suo intento. Ravi Shankar, caporedattore del New Indian Express, scrive: «Quello che è accaduto a Oslo venerdì potrebbe essere la fase iniziale di una nuova guerra civile: europei che si combattono gli uni con gli altri, musulmani e cristiani». E potrebbe anche avere ragione. Come da me sostenuto in un'analisi del 2007, «Le spiacevoli opzioni dell'Europa», il futuro del continente potrebbe consistere nell'islamizzazione o in un protratto conflitto civile. Ho tratteggiato la possibilità che degli europei autoctoni – che costituiscono il 95 per cento della popolazione del continente – un giorno si sveglieranno e si faranno avanti. Diranno 'Basta!' e reclameranno il loro ordine storico. Ciò non è così remoto: un sentimento di stizza tra gli europei, meno tra le élite che tra le masse, contesta con veemenza i cambiamenti già in corso. Anche se ha attaccato i socialisti, e non i musulmani, Behring Breivik prova chiaramente questo sentimento di stizza. Più in generale, s'inserisce in un contesto di crescente violenza tra cristiani e musulmani, visibile dalla Nigeria all'Iraq sino alle Filippine. Non c'è da meravigliarsi che Behring Breivik appartenga alla scuola "dell'Islam è malvagio" come ha spesso evidenziato nel suo manifesto: «…un Islam tollerante è una contraddizione, e la "creazione" di un passato tollerante per l'Islam allo scopo di rabbonire la posizione dei musulmani progressisti è una bugia. (…) per eliminare la violenza dall'Islam occorrerebbe liberarsi di due cose: del Corano come parola di Allah e di Maometto come profeta di Allah. In altre parole, per placare l'Islam bisognerebbe trasformarlo in qualcosa che non è. Oggi, l'Islam è ciò che è da quattordici secoli: violento, intollerante ed espansionistico. È una follia pensare che noi, nel corso di pochi anni o decenni, saremo in grado di cambiare la visione del mondo nutrita da una civiltà straniera. La natura violenta dell'Islam deve essere accettata come un dato di fatto. Molti conservatori culturali moderati lasciano intendere che vietare l'applicazione della Shari'a risolverà tutti i nostri problemi e costringerà i musulmani a integrarsi. Purtroppo, l'Islam è molto più elastico di quanto la gente possa comprendere. (…) Eliminare la Shari'a (e tutti gli aspetti politici) dall'Islam è semplicemente impossibile».
Questa posizione si differenzia diametralmente dalla mia che sostiene che "l'Islam radicale è il problema, e quello moderato la soluzione". Pur condividendo avversari comuni, queste due visioni dissentono sulla natura dell'Islam, sulle sue potenzialità di cambiamento e sulla possibilità di allearsi con i musulmani. Oltre ad aver massacrato dei norvegesi innocenti, Behring Breivik ha danneggiato il conservatorismo, il contro-jihad e (in particolare) quegli autori da lui citati nei suoi scritti, incluso me. Una lettura attenta del suo manifesto rivela che questo potrebbe essere stato finalizzato. Notando che la sua ex-appartenenza al Partito del Progresso norvegese danneggerebbe quest'ultimo, il giovane esprime la sua soddisfazione perché ciò aiuterà i suoi obiettivi rivoluzionari: «Prevedo che i media norvegesi perseguiteranno e mineranno il Partito del Progresso per il mio precedente coinvolgimento nell'organizzazione. Questa non è una cosa negativa, giacché un numero crescente di norvegesi vedrà in seguito distrutte le proprie "illusioni di un cambiamento democratico" (se il Partito del Progresso è annientato dai media multiculturalisti) e preferirà fare ricorso alla resistenza armata». In uno spirito simile, Breivik continua: «L'America come forma di governo ha fatto fiasco, e grazie agli dei per questo».
Per estensione, Behring Breivik potrebbe aver voluto danneggiare quegli analisti dell'Islam citati nel manifesto. Mi definisce un "moderato", che ovviamente non è inteso come un complimento, e boccia perfino i più intransigenti critici dell'Islam perché, a suo dire, mancano di coraggio: « Il motivo per cui gli autori di temi legati all'Eurabia e/o all'islamizzazione – come Fjordman, Spencer, Bat Ye'or, Bostom, etc. – non discutono attivamente di deportazione è dovuto al fatto che questo metodo è considerato troppo estremo (e pertanto danneggerebbe la loro fama). (…) Se questi autori hanno paura [sic] di diffondere una rivoluzione conservatrice e la resistenza armata, allora lo faranno altri autori». Behring Breivik spera di mettere il bastone tra le ruote a chiunque è da lui visto come un ostacolo alla sua chimerica rivoluzione. Almeno temporaneamente c'è riuscito.