L'importante storico revisionista di Israele torna a spulciare gli archivi e sostiene che Israele sia stato in definitiva la parte più responsabile del protrarsi del conflitto arabo-israeliano anche dopo la guerra del 1948. Pensando di ottenere sempre più territori arabi, i leader israeliani non hanno approfittato delle offerte di pace provenienti dalla Giordania e dalla Siria.
La cosa più importante, secondo Morris, è che gli israeliani hanno frainteso le migliaia e migliaia di infiltrati arabi che entrano ogni anno nel loro Paese, trasformandosi da semplici rifugiati che cercano di reclamare le loro abitazioni e da agricoltori che desiderano lavorare nei loro campi in nemici motivati politicamente. Lungi dal sostenere questi attacchi, i regimi arabi si sono, di fatto, opposti. Senza curarsi della limitata e altresì difensiva natura del 90 per cento delle incursioni, gli israeliani hanno fatto violente rappresaglie contro i vicini Paesi arabi, uccidendo i civili arabi senza pietà. Questo, a sua volta, ha indotto gli arabi a rispondere creando dei guerriglieri di stato, conosciuti con il nome di fedayin. Prima che ci si potesse rendere conto ciò portò alla guerra di Suez e con essa l'ostilità cronica che ha a lungo caratterizzato il conflitto arabo-israeliano.
Come gli storici revisionisti che riesaminano le relazioni fra gli Usa e l'Unione Sovietica, Morris è determinato a mostrare, contro ogni esperienza e ogni buonsenso, che questo Paese democratico e liberale è quello che ha avviato, mantenuto e ha tratto benefici dai conflitti.
Diciamo solo che se David Ben-Gurion fosse, come l'ha descritto Morris, un "virtuoso manipolatore dei fatti", allora Morris sarebbe un virtuoso manipolatore dei documenti d'archivio.