Partendo dalla premessa che il modo migliore per comprendere la natura del regime di Saddam Hussein "non è attraverso la storia narrativa tradizionale ma piuttosto attraverso un'analisi del discorso politico", Ofra Bengio esamina in dettaglio l'uso del linguaggio da parte del regime iracheno. Concentrandosi sui termini che lo stesso partito Baath "ha posto al centro del suo idioma", l'autrice mostra l'importanza del fatto che la "rivoluzione" (thawra) sia una buona cosa nel discorso iracheno mentre il "colpo di stato" (inqilab) è una cosa pessima. Ella analizza dettagliatamente il trattamento che riceve un trio di nemici: l'imperialismo, Israele e l'Iran.
La Bengio, un'importante ricercatrice del Dayan Center dell'Università di Tel Aviv, trae numerose conclusioni rilevanti. Il regime di Saddam Hussein è durato a lungo perché ha padroneggiato le manipolazioni verbali così come la forza fisica. Un "cambiamento importante" ha avuto luogo partendo "da un idioma laico, di sinistra e socialista per arrivare a un linguaggio dominato da termini e concetti islamici". Lo scopo ultimo di tutti i discorsi politici è far sì che l'opinione pubblica "non si opponga all'assoluto monopolio del potere da parte di un'élite numericamente piccola".
Benché l'autrice esponga il suo argomento in modo minuzioso e creativo, ella fallisce nella sua audace pretesa di avere la meglio sulla "storia narrativa tradizionale" nella spiegazione della politica irachena. Per quanto preziosa possa essere un'attenta lettura dei testi retorici, questo può solamente integrare e non rimpiazzare lo studio approfondito della storia. In fin dei conti, la propaganda del regime non è che una piccola parte del suo potere.