Anche se i musulmani sciiti ammontano a circa 80milioni, ossia il 10 per cento dell'intera popolazione musulmana, gli studiosi occidentali li ignorano a favore dei sunniti che sono molto più numerosi. In parte, ciò è dovuto al fatto che gli sciiti vivono a una certa distanza dall'Europa e in parte perché essi hanno sempre preferito stare in rifugi lontani e inaccessibili. Questa comoda indifferenza verso lo sciismo è terminata bruscamente nel 1978 con l'ascesa al potere in Iran dell'Ayatollah Khomeini. Da allora, l'interrogativo fondamentale è quello della rivolta: quando e perché gli sciiti sono immobilisti, quando e perché essi cercano di rovesciare l'ordine esistente? Naturalmente, il volume di Kramer mette l'Iran al posto d'onore; ma i suoi studi più originali sono le indagini sistematiche sui poco conosciuti sciiti non-iraniani come quelli residenti in Libano, in Siria, in Iraq, nel Golfo Persico, in Afghanistan, in Pakistan e in India. Particolarmente interessanti sono le analisi di Joseph Kostiner sui disordini sciiti nel Golfo e quella dello stesso Kramer sui tentativi da parte degli alawiti di spacciarsi per il mainstream sciita. Questo volume ben concepito e curato con meticolosità ha un solo grosso difetto: la totale e inspiegabile assenza dello Yemen del Nord. Gli sciiti costituiscono più della metà della popolazione yemenita e la loro tradizione di potere e di distacco dall'Iran dovrebbe farne il fulcro di qualsiasi studio comparativo sugli sciiti nella vita pubblica.