Ricorre oggi il decimo anniversario della morte di Hafiz al-Asad, e questo mi induce a fare qualche riflessione personale.
Un manifesto che ritrare Hafiz vicino a un Bashar al-Asad in carne e ossa. |
La morte di Hafiz al-Asad ha posto bruscamente fine al mio operato di specialista in Siria. Questo odioso e affascinante leader mi aveva conquistato, specie per la sua semifurtiva ideologia pan-siriana, per l'arte del doppio gioco e per la sua capacità di rendere la Siria più importante di quello che avrebbe dovuto essere. Solo un anno dopo, l'atrocità dell'11 settembre mi distolse dalle questioni siriane.
Col senno di poi, noto che in quei 15 anni di studio ho focalizzato la mia attenzione più sulla figura di Hafiz al Asad che sulla Siria. E così con la morte di Asad il mio interesse è diminuito. Bashar, suo figlio e suo successore, ha ereditato una tirannide efficiente che ha mantenuto ragionevolmente bene. Ma Bashar non potrebbe sostenere l'apparato interno terribilmente repressivo (p. es. la strage di Hama in cui persero la vita circa 20.000 persone) né potrebbe perseguire la politica estera estremamente ambiziosa che pone Damasco al centro della maggior parte delle questioni mediorientali (il pan-sirianismo è defunto). La Siria è diventata solo un'altra noiosa dittatura.