Le reciproche sentenze di morte che infuriano tra Yemen e Stati Uniti danno una vaga idea di guerra nell'era di Internet. La storia ha inizio con South Park, una irriverente serie televisiva satirica a cartoni animati per adulti trasmessa da Comedy Central, che nell'aprile scorso si è fatta beffa del divieto di raffigurare il profeta Maometto. Uno sconosciuto sito web, RevolutionMuslim.com (il cui proprietario è stato in seguito arrestato perché indiziato di svolgere attività terroristica), ha reagito minacciando i creatori delle serie animata, Trey Parker e Matt Stone. Colta dal panico, Comedy Central ha censurato ogni altro riferimento a Maometto.
Il censurato cartone animato di Maometto (all'estrema destra) con altre figure religiose. |
A luglio, Anwar al-Awlaki, un leader islamista che vive in Yemen, ha emesso una sentenza di morte conto la Norris, che in modo impreciso, ma caustico, può essere chiamata fatwa. Interpellate le forze dell'ordine, a settembre la donna non solo si è data alla clandestinità, ma è anche diventata "un fantasma", ed è sparita nel nulla, incluso il suo nome e la sua professione. Ma la "fatwa" di Awlaki contro la Norris è solamente metà della storia. L'altra metà riguarda una "fatwa" emessa dal governo Usa contro lo stesso Awlaki. Quest'ultimo è nato in New Mexico nel 1971 da genitori yemeniti di fede musulmana. Suo padre Nasser ha studiato e ha lavorato negli States fino al 1978, quando la famiglia fece ritorno in Yemen. Nel 1991, Anwar tornò in America da studente e trascorse i successivi dieci anni a frequentare vari corsi di laurea (ingegneria, scienze della formazione), per poi emergere come figura islamista in stile al-Qaeda, paragonabile a Osama bin Laden sia per il suo fanatismo ideologico che per il coinvolgimento operativo nelle attività terroristiche. Fermato in relazione agli attacchi dell'11 settembre, venne inspiegabilmente rilasciato e gli fu permesso di recarsi in una remota zona dello Yemen, oltre il controllo del governo, dove attualmente vive.
L'ex-vignettista Molly Norris. |
Innanzitutto, la Norris e tutti gli americani vivono attualmente secondo i dettami del "Codice Rushdie", che punisce chiunque manchi di rispetto all'Islam, a Maometto o al Corano, e così chi si prende gioco di Maometto sarà lasciato solo. I politici nazionali e locali non hanno avuto nulla da dire in merito alla situazione della vignettista. I giornalisti, che in genere hanno una grande smania di tutelare uno di loro, sono rimasti in silenzio. Non è spuntata fuori nessuna organizzazione per raccogliere fondi a favore della causa della Norris. In secondo luogo, Internet è al centro dell'intero episodio. La rete delle reti ha trasformato l'idea scherzosa della Norris in un caso internazionale, facendo sì che la notizia giungesse ad Awlaki nel lontano Yemen e permettendogli di dirigere i suoi operativi americani. Solo vent'anni fa, nulla di tutto questo sarebbe potuto accadere.
In terzo luogo, Internet e l'islamismo, insieme, hanno privatizzato la guerra. A piacimento, un americano che vive in Yemen può sconvolgere la vita di un'americana dello Stato di Washington. Il governo statunitense ha dichiarato guerra a un cittadino. In quarto luogo, Awlaki è un vero e proprio terrorista, che semina morte e distruzione, mentre la "kill list" del governo americano si mette sulla difensiva. In quinto luogo, perché il governo Usa si permette degli omicidi mirati e nega lo stesso diritto ad Israele? Nel farlo non cade in evidente contraddizione? E per finire, Awlaki si trova a un bivio senza precedenti di dichiarazioni di morte, puntando alla Norris proprio mentre il governo Usa lo prende di mira. Questo è sorprendente tanto in un contesto islamico quanto in uno americano. I confini della guerra vengono allargati in nuovi, strani ed allarmanti modi.