Se gli eschimesi si affermassero nei prossimi anni come eminenti studiosi e artisti, se le fabbriche in Groenlandia superassero quelle del Giappone e se gli invasori provenienti dall'estremo nord conquistassero gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, non saremmo più stupiti di quanto non fossero stati duecento anni fa i musulmani del Medio Oriente quando caddero sotto il controllo dell'Europa. Per oltre un millennio, gli europei occidentali sono apparsi ai musulmani come popoli primitivi del remoto nord, "più simili a bestie che a uomini", secondo quanto si legge in un documento dell'XI secolo, colpiti da un clima freddo che rendeva i loro temperamenti "algidi, i loro umori grezzi; le loro pance prominenti, il loro colorito pallido e i loro capelli lunghi e lisci. Pertanto, mancano di acutezza di comprensione e di mente".
I musulmani avevano motivo di essere così sprezzanti. Quando entrarono in contatto per la prima volta con l'Europa occidentale nell'VIII secolo, il Medio Oriente era un importante centro di potere, di ricchezza e di cultura, mentre l'Europa ospitava una cultura rozza e offriva per il commercio solo i prodotti più essenziali: schiavi, armamenti e lana. Per i successivi mille anni, i musulmani conservarono un'immagine dei "Franchi" di barbari, ignoranti e disinteressati ai cambiamenti in atto. In The Muslim Discovery of Europe (La scoperta musulmana dell'Europa), Bernard Lewis scrive che "il Rinascimento, la Riforma, la rivoluzione scientifica e l'Illuminismo erano passati inosservati nel mondo islamico".
Ancora nel 1790, scrive Lewis, un ottomano "sapeva degli Stati e delle nazioni dell'Europa quello che un europeo del XIX secolo poteva sapere delle tribù e delle popolazioni dell'Africa, e li contemplava con il medesimo spirito, tra il divertito e lo sprezzante". A questo punto, tuttavia, l'Europa aveva superato il Medio Oriente per potere, stabilità politica, standard di vita, tecnologia e arti. Così, quando francesi, britannici e altri conquistarono praticamente l'intero Medio Oriente nel secolo precedente la Prima guerra mondiale, i musulmani rimasero sconcertati.
Lewis, professore di Studi del Vicino Oriente alla Princeton University, ha setacciato fonti arabe, persiane e turche per elaborare uno studio affascinante di quel poco che i musulmani sapevano dell'Europa prima del 1800. Le esperienze dei primi visitatori musulmani in Europa sono particolarmente interessanti. Essi non riuscivano a capire perché gli uomini europei si rasassero la barba, che per i popoli del Vicino Oriente era un segno di virilità. Come potevano i cattolici credere che il Papa rimettesse i peccati, un'autorità che appartiene solo ad Allah? I visitatori musulmani erano anche sconcertati dalle assemblee politiche elettive.
I musulmani hanno espresso disappunto per gli sforzi che gli europei benestanti dedicavano al loro abbigliamento, desiderando invece che trascorressero più tempo a occuparsi dell'igiene personale. Agli occhi dei musulmani, abituati alla rigida separazione dei sessi, le serate danzanti apparivano indecenti. Trovavano sgradevoli le corride ("la tortura degli animali non è consentita né dalla legge di Dio né da quella della natura") e il canto dei tedeschi sembrava terribile ("un mormorio che esce dalla loro gola, come l'abbaiare dei cani, ma più bestiale"), apprezzavano però la musica orchestrale ("un suono molto accattivante, caldo e coinvolgente").
La spiegazione dettagliata di Lewis degli atteggiamenti premoderni aiuta anche a capire come i musulmani oggi vedono l'Occidente. Nel XIX secolo, il disprezzo musulmano per l'Europa è stato sostituito dall'ammirazione, ma il Medio Oriente è ancora emotivamente aggrappato al suo vecchio senso di superiorità. Ciò che J.B. Kelley definisce "forti sentimenti di rancore e risentimento contro l'Occidente cristiano" ha soppiantato il vecchio "disprezzo leggermente divertito". Il dominio imperiale europeo, la povertà e l'invasione della cultura occidentale hanno esacerbato questa ostilità. Per decenni, tuttavia, i musulmani hanno potuto fare ben poco per cambiare i termini delle loro relazioni con l'Europa, al di là della conquista dell'indipendenza nazionale nel XX secolo.
Poi è arrivato il boom petrolifero degli anni Settanta. Poiché i musulmani controllano gran parte del commercio internazionale del petrolio, hanno beneficiato maggiormente dell'aumento dei prezzi del petrolio, acquisendo nuovo potere e immensa ricchezza. Agli occhi di molti musulmani, questo cambiamento, e soprattutto la capacità di umiliare l'Occidente, è apparso come un primo passo nella modifica dei rapporti con l'Europa e il ritorno alla supremazia islamica. La consapevolezza che le sorti della storia sono cambiate spiega molto della rinascita islamica degli ultimi anni. Al contrario, se l'attuale surplus di petrolio continua e il reddito dell'OPEC si stabilizza o diminuisce, probabilmente si verificherà un nuovo svilimento.
Bernard Lewis si è affermato come uno dei maggiori storici di lingua inglese del Medio Oriente, uno studioso che sceglie sempre argomenti interessanti, li documenta integralmente, li dibatte scrupolosamente e li presenta in modo chiaro.
The Muslim Discovery of Europe è segnato dalla negligenza editoriale: molti capitoli sono stati pubblicati inizialmente come articoli separati e non sono stati integrati. Tuttavia, il libro conferma ancora una volta la levatura di Lewis.