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Gli autori, entrambi professori nelle università statunitensi, esordiscono nella prefazione del libro chiedendosi: "La copertura mediatica dei musulmani e dell'Islam è negativa, come affermano i critici?" Pertanto, mostrano i loro pregiudizi negativi riconoscendo che "il titolo del nostro libro, Covering Muslims (I musulmani nei media) è un'eco consapevole del libro di Edward Said Covering Islam, apparso per la prima volta nel 1981. (...) Quarant'anni dopo, le nostre analisi quantitative fanno ben poco per sfidare le conclusioni di Said, sottolineando la natura di lunga data di questo problema".
Dopo aver iniziato con una conclusione predeterminata, Bleich e van der Veen passano a dimostrare tale conclusione affidandosi ai computer per vagliare "tutti i 256.963 articoli che menzionano i musulmani o l'Islam in 17 giornali statunitensi nazionali e regionali in un periodo di 21 anni", dal gennaio 1996 al dicembre 2016. Dapprima, gli autori "dimostrano con precisione quanto siano negative [le menzioni dei musulmani o dell'Islam] rispetto all'articolo di giornale standard", quindi "effettuano quattro tipi di confronto: tra gruppi, nel tempo, tra Paesi e tra argomenti" esaminando quasi un altro milione e mezzo di articoli che trattano argomenti correlati.
Bleich e van der Veen ammettono che "Quando si lavora su più di un milione di articoli, è impossibile per un ricercatore leggerne anche una piccola parte" e riconoscono la loro forte dipendenza da algoritmi di modellazione di argomenti computerizzata, un'ammissione mai rivelata al lettore, se non sommariamente in un appendice. Naturalmente, come osservano da tempo gli informatici, "se immetti spazzatura, produci spazzatura", ossia se si inseriscono dati errati, si avranno risultati inattendibili: se non sappiamo per cosa sono state programmate le macchine, come possiamo dare credito ai risultati?
Ma il problema principale di Bleich e van der Veen non ha nulla a che fare con la metodologia. Riguarda la loro paralizzante cecità nei confronti della copertura mediatica negativa dei musulmani e dell'Islam e questo non deriva da un pregiudizio innato, ma da due fatti importanti: ovvero, da un lato, quattordici secoli di relazioni ostili tra musulmani e cristiani, e, dall'altro, un'attuale situazione di violenza epidemica basata sull'Islam, l'imperialismo culturale e il suprematismo religioso che ogni adulto non musulmano vivente oggi ha sperimentato. Fino a quando i professori non riconosceranno questa realtà lampante, tutti i loro programmi informatici non avranno alcun valore e potranno essere tranquillamente ignorati come spazzatura.