Negli ultimi anni, la Libia, l'Arabia Saudita e l'Egitto hanno sposato la causa dei ribelli musulmani nelle Filippine; il loro ruolo in questo conflitto fornisce sorprendenti parallelismi con la parte degli Stati arabi nella lotta tra Israele e l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina.
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L'attuale ribellione musulmana affonda le sue origini nella metà del XVI secolo, quando la rapida conquista spagnola delle Filippine incontrò una forte resistenza nelle isole meridionali, quelle abitate dai musulmani (chiamati Moro, dai musulmani di Spagna). Per tre secoli il governo spagnolo nel nord tentò di controllare i Moro, con scarso successo. Gli Stati Uniti riuscirono a farlo nel 1915, ma anche allora non del tutto. Dopo l'indipendenza delle Filippine ottenuta nel 1946, l'etnia Moro rimase estraniata dalla tradizionale società cristiana filippina; nel 1969, per esprimere il proprio risentimento, i Moro avviarono una rivolta per ottenere l'indipendenza o, come minimo, l'autonomia.
Nell'ottobre 1971, i Moro attirarono l'attenzione del leader libico, il colonnello Mu'ammar Gheddafi, che accusò il governo filippino di un "piano studiato e deliberato" per sterminare l'etnia Moro. Nel marzo 1972, Gheddafi portò il loro dramma a conoscenza della Conferenza islamica, l'organizzazione politica internazionale degli Stati musulmani. Nel giugno 1972, il Rais si offrì di inviare "denaro, armi e volontari" ai Moro, un annuncio che allarmò il governo di Manila.
Il presidente delle Filippine Ferdinand Marcos. |
A quel tempo Marcos era ingenuo in fatto di politica araba; non si rendeva conto di cosa significasse aprire la porta alla Libia. Accettò la mediazione degli arabi nonostante la loro chiara predisposizione a favore dei Moro e la sua stessa convinzione che il problema nel sud potesse essere risolto solo in un contesto interno filippino. Ma Marcos temeva che rifiutare un ruolo agli arabi avrebbe portato a un embargo petrolifero (il Medio Oriente fornisce l'80 per cento del petrolio delle Filippine), all'esclusione dai loro mercati finanziari, alla loro inimicizia nei forum internazionali e ad un aumento degli aiuti ai ribelli.
Nel luglio 1972, una delegazione araba si recò in visita nelle Filippine e annunciò, prima di lasciare il Paese, che sebbene alcuni funzionari locali sostenessero la violenza contro i musulmani, non aveva trovato prove di persecuzioni sistematiche. Tuttavia, una conclusione così blanda non si adattava agli scopi libici, pertanto, il rapporto finale condannò fermamente il governo filippino. Come ha sintetizzato un membro libico della delegazione: "Crediamo che il conflitto sia ormai una guerra di religione". Pochi mesi dopo, nell'ottobre 1972, armati in gran parte dalla Libia, avvenne il primo grande attacco dei ribelli di etnia Moro.
La bandiera del Fronte di Liberazione Nazionale Moro. |
Un nuovo round di incontri diplomatici ebbe inizio nel 1973, quando la Conferenza Islamica incaricò un'altra missione di recarsi in visita nelle Filippine e formulare raccomandazioni. Facendo rapporto alla successiva riunione della Conferenza Islamica del giugno 1974, la missione diplomatica invocò dei negoziati tra il governo di Manila e il FLNM. Sebbene fosse riluttante a conferire uno status ufficiale a un gruppo terroristico negoziando con esso, Marcos prese una seconda decisione importante quando accettò di avviare negoziati con il Fronte di Liberazione Nazionale Moro.
La flessibilità di Marcos sembrò dare i suoi frutti nel dicembre 1976, quando firmò un accordo di pace con il FLNM a Tripoli. Il presidente filippino invitò il MNLF a smettere di combattere in cambio dell'autonomia nel sud. Questi accordi dettero adito a grandi speranze che però naufragarono nel giro di pochi mesi. Il FLNM chiese più potere di quanto concordato, il cessate il fuoco fu interrotto e ripresero i combattimenti.
Marcos cambiò poi la sua strategia e attirò i ribelli fuori dalla giungla spendendo più soldi per i musulmani. Sebbene queste misure siano riuscite a ridurre di due terzi le dimensioni degli eserciti ribelli, la Conferenza Islamica, la Libia e il FLNM si rifiutarono di accettarle e la guerra continua ancora oggi. Tutte queste parti insistono anche sul fatto che il Fronte di Liberazione Nazionale Moro sia l'unico rappresentante legittimo dei Moro e rifiutano qualsiasi portavoce Moro operante nelle Filippine.
In questo e per altri aspetti il FLNM assomiglia all'OLP: entrambe sono organizzazioni terroristiche che ricevono fondi, armi e un significativo sostegno internazionale dai potenti Stati arabi. A differenza di Israele, tuttavia, il governo filippino ha cercato di porre fine a questo conflitto accordando ai Paesi arabi un ruolo di mediazione e riconoscendo il MNLF. Queste misure però sono state un errore e il presidente Marcos sarebbe il primo ad essere d'accordo.