Se nei Paesi a maggioranza musulmana gli ebrei si sono ridotti a 50 mila anime, quasi tutti concentrati in Marocco, Turchia e in Iran, un tempo le cose erano però diverse.
In effetti, fino al XVII secolo gli ebrei mizrahi e sefarditi superavano numericamente gli ebrei d'Europa. Inoltre, come scrive Stillman nella sua introduzione, nel mondo musulmano medievale, "molti aspetti dell'Ebraismo come civiltà religiosa furono formulati, codificati e diffusi, anche nell'ambito della liturgia, del diritto e della teologia".
Ma il fatto che la popolazione mizrahi/sefardita abbia avuto una grande importanza per l'Ebraismo e il Medio Oriente, gli studiosi lo hanno ignorato. Sempre citando Stillman:
Fino agli anni Settanta, c'era molto poco lavoro accademico sugli ebrei del mondo islamico e la maggior parte di esso si occupava del periodo medievale e nello specifico di storia intellettuale e letteratura.
L'Encyclopedia of Jews in the Islamic World (EJIW), che contiene 1,5 milioni di parole, intende porre rimedio a questa lacuna, in parte, per rendere disponibile un ricco patrimonio di informazioni ignote. E lo fa con grande merito. A differenza di qualche altra enciclopedia recente che si occupa di Medio Oriente e Islam (in particolare la Oxford Encyclopedia of the Modern Islamic World curata da John L. Esposito),[1] i 350 collaboratori dell'EJIW evitano il postmodernismo e altri pericoli, fornendo un'opera ben fatta, una guida affidabile per 220 argomenti dal VII secolo a oggi.
Questi argomenti spaziano temporalmente dalle Isra'iliyyat (narrazioni extra-scritturali che integrano l'interpretazione del Corano) a Ishak Alaton (un uomo d'affari turco); geograficamente da Casablanca a Hong Kong e nel contenuto da Farhud (un pogrom a Baghdad nel 1941) agli sport in Tunisia. La voce dedicata alla musica mostra una visione ampia dell'enciclopedia: "La musica è l'ambito della produttività culturale in cui ebrei e islamici (...) hanno trovato un punto d'incontro nel modo migliore e più prolifico".
Le voci contenute nell'EJIW rientrano in sei categorie principali, ognuna delle quali è stata redatta da illustri co-curatori: Angel Saenz-Badillos si è occupato di Al-Andalus; Meira Polliack dei Paesi arabofoni medievali; Daniel Schroeter e Phillip Ackerman-Lieberman dei Paesi arabofoni moderni; Avigdor Levy e Yaron Ayalon dell'Impero ottomano e della Turchia moderna; e Vera Basch Moreen di Iran, Kurdistan, Caucaso e Asia centrale.
Complimenti alla casa editrice Brill per l'organizzazione di questa straordinaria opera di consultazione. Complimenti a Stillman e al suo team per l'eccellente lavoro svolto.
[1] Recensita in Middle East Quarterly, Sept. 1995, pp. 85-87.