Se l'Islam vietasse l'assicurazione (come una forma di gioco d'azzardo) o la permettesse (poiché il suo obiettivo è la riduzione del rischio)? E che dire del telegrafo, del cappello e di un interesse ragionevole sui certificati di deposito? La risposta a queste e ad altre domande arriva in una fatwa, un parere consultivo sulla legge islamica emesso da un'autorità religiosa conosciuta come mufti. Più di ogni altro meccanismo, le fatawa sono un modo per l'Islam di adottare nuovi luoghi ed epoche; come tali, esse costituiscono una componente fondamentale della vita musulmana, anche se solo di recente hanno ricevuto l'attenzione che meritano. Skovgaard-Petersen, uno studioso danese, fa avanzare a grandi passi questo processo nel suo eccellente studio su "l'istituzionalizzazione graduale" nell'Egitto del ventesimo secolo, il paese forse più fondamentale per il loro sviluppo. Come suggerisce il titolo del volume, l'autore sostiene che il mufti fosse l'intermediario tra gli eventi in questione e l'interpretazione di essi da parte del governo. Ancora meglio: il mufti è diventato "una figura centrale" nello sviluppo del significato politico dell'identità islamica dell'Egitto.
L'autore presta particolare attenzione a una fatwa innovativa emessa dal celebre studioso Muhammad 'Abduh (1849-1905), nella quale egli permetteva ai musulmani del Sud Africa di mangiare la carne macellata da cristiani. Non solo era sorprendente il luogo in questione – lontano dall'Egitto suo paese natio – ma lo era anche il permesso. Così facendo, 'Abduh ha introdotto un "nuovo tipo di fatwa pubblica: l'audace dichiarazione ben studiata, in cui il mufti di Stato riesamina la tradizione islamica tenendo conto dei bisogni del tempo". Egli ebbe numerosi successori e tutti insieme essi hanno fatto molto per adattare l'Islam alla modernità.