Per rendere più accessibili le risorse dell'Enciclopedia dell'Islam (la seconda edizione consta di sette voluminosi tomi pubblicati dal 1954 e arriva solamente alla lettera "n"), i suoi curatori hanno pubblicato un manuale in un solo volume. Contrariamente alle lunghe voci dell'Enciclopedia che occupano numerose pagine, le voci del Dizionario non superano per lo più le due-quattro righe. Il risultato è un'introduzione molto utile per conoscere i personaggi principali, i luoghi, le istituzioni e i costumi del mondo musulmano.
Anche se le voci sono stringate, esse tuttavia lasciano intravedere il fascino che rivestono gli ampi articoli da cui esse derivano. Cercate la voce "Sabbath", ad esempio, e potrete apprendere che la mancanza di un giorno di riposo islamico deriva dal severo divieto islamico dell'antropomorfismo (Dio non poteva aver bisogno di un giorno di riposo).
Tenuto conto del pedigree orientalista dell'Enciclopedia, non sorprende affatto che i curatori dedichino maggiore attenzione alle voci medievali piuttosto che a quelle moderne. In effetti, il secondo dopoguerra colpisce per la sua incongruenza. Allo scià Mohammad Reza Pahlavi è dedicata una voce molto lunga, mentre non si parla dell'ayatollah Khomeini. Un fondamentalista egiziano (Hasan al-Banna) risulta presente e un altro (Sayyid Qutb) no. Ma questo è un mero cavillo. L'importante risultato conseguito dal Dizionario islamico è offrire un accesso rapido e accurato alla storia e alla religione delle popolazioni musulmane.