Iniziata nel 1976, la prolifica opera in volumi dal titolo Indagine sul Medio Oriente contemporaneo può oramai essere considerata non solo la principale opera di consultazione sulla politica della regione, ma il posto per tracciare la storia contemporanea di un argomento o un paese. Volete leggere una storia dettagliata dei negoziati arabo-israeliani o dell'Iraq di Saddam Hussein? È questo il posto giusto in cui trovare dei resoconti particolareggiati e ben documentati. L'opera costituisce altresì una vetrina per gli studiosi israeliani che si occupano di Medio Oriente: con due sole eccezioni (il Libano e la Turchia), tutte le voci di questo volume sono state scritte da israeliani. Questo tomo è un acquisto indispensabile per le biblioteche; gli analisti seri dovrebbero capire e arrivare a fissare un prezzo di acquisto abbastanza ragionevole.
Nella sua panoramica dell'anno in esame, il 1993, Gideon Gera osserva due "tendenze opposte": una conciliazione arabo-israeliana e un assalto del fondamentalismo islamico sempre più forte. Il primo argomento è affrontato da molti punti di vista (lo stesso Gera si occupa del processo di pace, Barry Rubin del ruolo americano, Meir Litvak dell'Olp e Hamas, Elie Rekhess della Cisgiordania e Gaza, Susan Rolef e Rekhess di Israele); il secondo argomento è principalmente trattato da Martin Kramer nella sua oramai consueta carrellata annuale sul mondo islamico. Il capitolo di Kramer è fra i più illuminanti, perché egli affronta in maniera approfondita temi poco conosciuti in Occidente, come la lotta per chi avrebbe ricoperto la posizione di suprema autorità sciita (marja'-e taqlid) e il crescente ruolo internazionale di Hasan at-Turabi (qui chiamato "Islamintern autocratico").