I bambini nel Medio Oriente musulmano vuole essere con successo un argomento del tutto nuovo. La Fernea mette insieme quarantuno saggi brevi che vanno dal Marocco all'Afghanistan, spaziando su argomenti come gli orfanotrofi e i bambini soldati, e di vario genere: dagli scritti accademici e di letteratura ai discorsi e alle ninnananne. Oltre trenta autori che hanno offerto il loro contributo al volume provengono dal Medio Oriente e un discreto numero di capitoli è stato appositamente tradotto dalle lingue mediorientali. Insieme, essi mettono i bambini del Medio Oriente sulla mappa della ricerca.
I titoli dei capitoli evidenziano la triste condizione dell'infanzia. Leggiamo della "partecipazione ai combattimenti da parte delle ragazzine" (in Libano), delle "mutilazioni genitali inflitte alle bambine" (in Egitto) e dei "bambini lavoratori al Cairo". Secondo Hassan al-Ebraheem della Kuwait Society for the Advancement of Arab Children, ci sono novanta milioni di bambini arabofoni, dei quali "la metà oggi è minacciata nella loro salute fisica dai pericoli della fame, della povertà e della guerra". La maggior parte di essi, scrive l'autore, vive in abitazioni inadeguate e ogni giorno ne muoiono 3500 a causa di malattie incurabili.
Poi, naturalmente, c'è la condizione particolarmente degradata delle ragazze. Una sedicenne turca che svolge dei lavori a cottimo di cucito per l'attività commerciale del padre sintetizza così la situazione molto difficile del suo sesso: "Io lavoro, ma ciò non ha nessun valore". E la situazione non migliora, perché, come spiega la Fernea, "in genere, il colonialismo ha intensificato gli schemi familiari tradizionali, in particolar modo quelli che riguardano le differenze d'identità sessuale", e le cose sono cambiate poco con l'indipendenza. Assumere nuovi ruoli nella società non sembra aver aiutato la condizione delle femmine.