Vol. I: Egitto islamico, 640-1517. 645 pp. $ 120
Vol. II: Egitto moderno dal 1517 alla fine del XX secolo. 463 pp. $ 100.
L'ultima volta che un gruppo di studiosi ha tentato di esaminare la storia dell'Egitto è stato oltre sessant'anni fa – e in francese. Colmando questa grossa e sorprendente lacuna, Petry, Dely e molti altri autori che hanno offerto un loro contributo a questi due volumi fanno un ottimo lavoro fornendo una storia tradizionale (date e sovrani, cultura ed economia), non contaminata dagli approcci più alla moda, riguardanti le differenze tra i sessi, le classi sociali e la razza. Come tutte le Storie di Cambridge anche questa mira a offrire una serie di servigi: un'analisi per chi non è esperto dell'argomento, una cronologia di base per chi ha bisogno di riferimenti, e un aggiornamento sulle recenti ricerche per chi già mastica la materia. La storia di Cambridge dell'Egitto consegue questi diversi obiettivi; degni di nota sono i capitoli di Paul E. Walker e Paula A. Sanders (entrambi sui Fatimidi, una dinastia medievale).
I due volumi mostrano come il ritmo di base della storia egiziana dipenda dal fatto che il paese è sovrano o che una provincia è sfruttata da un impero basato altrove (in particolare, Damasco, Baghdad e Istanbul). Nei quasi 1400 anni oggetto della trattazione dell'opera, si scopre che la prosperità e la creatività del paese hanno degli alti e bassi quasi di pari passo con i fatti politici fondamentali. Pertanto, l'Egitto è stato "essenzialmente passivo" dalla conquista araba del 640 fino a quando l'ex schiavo soldato turco, Ibn Tulun, rese indipendente il paese nell'868 e gettò ancora una volta le basi "per diventare un centro di potere irradiato fuori dal suo territorio". Poi, per sei secoli e mezzo l'Egitto rimase quasi sempre il fulcro dell'impero; e anche quando fu conquistato da stranieri, essi fecero del Cairo la loro patria (i Fatimidi, gli Ayyubidi) e tutto continuò ad andare bene. Solo nel 1517, il paese attraversò un momento buio, quando gli Ottomani lo occuparono e gli prosciugarono inesorabilmente risorse e vitalità. Ironia della sorte, fu l'invasione napoleonica del 1798 ad affrancare nuovamente l'Egitto e nonostante la fase della presenza imperiale britannica (1882-1952), negli ultimi due secoli il paese ha mantenuto una posizione predominante tra i paesi musulmani e mediorientali.