Volume 1: I conflitti arabo-israeliani, 1973-1989
Volume 2: La guerra Iran-Iraq. 647 pp. $ 54.95
Volume 3: Il conflitto afgano e la guerra delle Falkland. 471 pp. $49.95
Nonostante il titolo, più di nove decimi di quest'ampia e consistente trilogia si occupa del Medio Oriente senza nessuna sorpresa, giacché entrambi gli autori sono specialisti di questioni militari mediorientali. L'intero studio è stato condotto sotto gli auspici della Defence Advance Research Projects Agency, e si basa su un rigoroso esame delle fonti giornalistiche e accademiche (indubbiamente migliorato qua e là dalle informazioni del Pentagono). Ogni analisi segue lo stesso schema: una cronologia cui fa seguito un'analisi delle forze, delle operazioni e degli armamenti. Ma le analisi sono diverse: più lunghe sono, migliori sono.
La guerra Iran-Iraq riceve la maggiore attenzione ed è di gran lunga la trattazione più originale e interessante; anzi avrebbe dovuto farlo molti anni prima chiunque abbia eguagliato la portata dell'impresa di Cordesman e Wagner. Ancor più impressionante è l'analisi delle guerre arabo-israeliane del 1973 e del 1982, insieme a un'interpretazione delle tendenze dal 1982; questo volume è accurato ma non è così pionieristico. E per finire, le analisi relativamente brevi del conflitto afgano e della guerra delle Falkland si limitano a essere utili.
Gli autori traggono delle lezioni specifiche: le disamine della minaccia occidentale "presentano un certo numero di lacune" se usate contro gli avversari ingenui e inesperti; nulla può sostituire i fanti; i carri armati continuano a essere importanti, e così via dicendo. La conclusione riprende la questione incentrata sulla necessità di applicare la tecnologia ai combattimenti che prevedono l'uso di forza limitata, concentrando l'attenzione sul Comando centrale degli Stati Uniti. Delle molteplici intuizioni, ne spicca in particolar modo una: l'Occidente dovrebbe, dove possibile, fare in modo che i paesi amici nella regione si assumano gran parte degli oneri militari.