"La turbolenta storia dell'area geografica non è di buon auspicio per la stabilità; se non è un paese, è un altro, e se non è una questione, lo è un'altra". Così si lamentano Abi-Aad e Grenon verso la fine del loro volume, dopo aver catalogato gli innumerevoli problemi del Medio Oriente. Essi analizzano la politica basata sulla forza, l'ideologia, gli scontri militari e le differenze religiose ed etniche. Esaminano approfonditamente i confini arbitrari della regione, i problemi derivanti dalle enormi disparità nella crescita, dalle politiche contrastanti di petrolio e gas, dalla questione idrica, i tassi di crescita demografica, i flussi migratori dei lavoratori e dei profughi e i profondi interessi mostrati dal mondo esterno per le forniture di petrolio mediorientali.
Il quadro complessivo è più triste, e lo è se si vagliano le questioni una per una. I due autori chiamano le dispute sulle frontiere "bombe a orologeria" che "avvelenano" le relazioni fra Stati. In Medio Oriente, le possibilità che scoppi un conflitto a causa dell'acqua "sono più che elevate". L'esplosione demografica crea "alcune delle più difficili" sfide dei prossimi decenni. "Dalla Seconda guerra mondiale i conflitti in Medio Oriente hanno causato i più ingenti flussi di profughi" rispetto a qualsiasi altra regione. I conflitti sono stati talmente dilaganti che "dei 260 anni che rappresentano l'età cumulativa dei gasdotti internazionali (che attraversano almeno una frontiera di uno Stato), sono stati documentati circa 134 anni di pompaggio reale, ossia solo il 52 per cento".
Gli autori rilevano molte altre cose degne di nota. In Medio Oriente, le esplorazioni petrolifere sono irrisorie: nel giugno 1996, solo il 7 per cento delle piattaforme petrolifere mondiali si trovavano in questa regione. Nel 1991, l'Iran ospitò più profughi rispetto a ogni altro paese. Nel decennio 1985-1994, l'Iran e quasi tutti i paesi arabi divennero più poveri. Nel complesso, il volume è un utile manuale dedicato ai problemi di una regione travagliata.