1. Bashar al-Assad si conformerà o no alle richieste dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche? E come si comporterà l'amministrazione Obama se Assad non dovesse conformarsi?
Anche se i rapporti iniziali indicano che Bashar al-Assad si stia conformando alle richieste dell'Opac, mi sorprenderebbe se egli continuasse a farlo perché le armi chimiche sono fondamentali per mantenere il suo potere. Mi aspetto che l'amministrazione Obama attaccherà le installazioni del governo siriano senza sperare o anche desiderare che questo abbia un grande peso nel corso della guerra civile.
2. L'accordo tra Stati Uniti e Russia riuscirà a risolvere la crisi in Siria?
Per niente. Esso si occupa solo delle armi chimiche e non del grosso della questione della guerra civile. Tradotto in cifre: finora le armi chimiche sono responsabili solo dell'uno per cento dei morti nella guerra civile.
3. Perché la Russia appoggia Bashar al-Assad? (Quali sono gli interessi politici ed economici in gioco.) Qual è il ruolo della Russia nel sostegno dato ad Assad?
Il Cremlino sostiene Assad: per difendere un alleato, per aiutare un alleato iraniano, per aiutare i cristiani presenti in Siria, per mantenere la base navale nel porto di Tartus e per irritare il governo americano. L'appoggio di Mosca è un'importante integrazione all'aiuto che Damasco riceve da Teheran.
4. Il porto siriano di Tartus continua a essere un'importante base navale per la flotta russa nel Mediterraneo, al punto di essere un fattore che spiega l'interesse della Russia per l'esito della guerra?
Sì, è un fattore, non perché Tartus è importante ora ma perché potrebbe esserlo in futuro.
5. Chi sono il grande vincitore e il gran perdente "nell'accordo siriano"?
Il presidente russo Vladimir Putin è il grande vincitore, l'opposizione siriana il più grande perdente, seguita da Barack Obama, dalla Turchia e da Israele.
6. Lei ha scritto: "È un privilegio essere un americano che si occupa di politica estera, come faccio dalla fine degli anni Settanta, partecipando nel mio piccolo al grande progetto che consiste nel trovare un posto nel mondo per il mio Paese. Ora, però, sotto Barack Obama, le decisioni prese a Washington perdono drasticamente importanza. È inquietante e sconcertante. E non è più un privilegio". La domanda è: Quali sono i più grossi errori della politica di Obama verso:
- Il Medio Oriente
Favorire gli islamisti.
- La Russia
Non capire chi è Putin.
- I paesi europei (e in particolare verso la Polonia)
Dare per scontato l'Europa (e soprattutto la Polonia), non prendere in considerazione le sue preoccupazioni.
7. Lei ha anche scritto: il Qatar con una popolazione di 225.000 abitanti ha un impatto senza dubbio maggiore sugli avvenimenti attuali rispetto agli Stati Uniti, che hanno una popolazione di 314 milioni di abitanti. Perché questa grande disparità?
Il governo del Qatar ha mostrato di avere un obiettivo e si è concentrato su esso. Non è così per Washington.
8. Dopo quanto accaduto in Siria, gli Stati Uniti sono ancora un partner credibile per i loro alleati?
Gli alleati americani stanno sempre più avendo un ripensamento sul posto che essi hanno nel mondo.
9. Il Jerusalem Post riporta: Due terzi degli ebrei israeliani crede che il presidente Barack Obama non riuscirà a mantenere la sua promessa di evitare lo sviluppo delle armi nucleari iraniane, mentre solo il 27 per cento pensa che lo farà. Come descriverebbe le attuali relazioni tra gli Usa e Israele? Dopo "l'accordo siriano" gli israeliani sono più scettici nei confronti dell'amministrazione Obama? Che cosa dovrebbe fare Washington per riguadagnare la credibilità persa?
Le relazioni israelo-americane sono migliori del previsto in questo momento, soprattutto per ciò che riguarda la cooperazione militare. Ma la questione chiave è l'Iran e non sappiamo come ciò andrà a finire. Gli israeliani e anche altri nel mondo sono preoccupati per la debolezza dell'amministrazione Obama e per la sua mancanza di attenzione. Washington potrebbe riguadagnare credibilità stando dalla parte degli amici e mettendosi contro i nemici.
10. Qual è la reale minaccia iraniana oggi? L'offensiva dello charme di Rohani (come dice Israele) è solo una messa in scena per l'opinione pubblica mondiale? E ancora qual è il ruolo della Russia nel sostegno di Teheran?
La minaccia iraniana è ideologica, terroristica e nucleare. L'offensiva dello charme è probabilmente destinata a ritardare le sanzioni ma lo sapremo fra qualche giorno, quando avranno luogo gli incontri del gruppo 5+1.
11. Dodici anni dopo l'11 settembre e l'inizio della "guerra al terrore" gli Stati Uniti sono più al sicuro? Che cosa pensa quando ricorda l'11 settembre?
Gli sforzi del controterrorismo hanno avuto molto successo; ma l'Islam radicale è penetrato negli Usa assai più di dodici anni fa. Il mio ricordo dell'11 settembre è sostanzialmente un senso di rabbia nei confronti delle agenzie d'intelligence americane che sono state così incompetenti e non hanno protetto il paese.
12. A suo avviso quali sono le principali peggiori conseguenze della Primavera araba?
Penso che gli sconvolgimenti in corso in Medio Oriente siano una transizione necessaria per uscire dall'autocrazia. Le conseguenze sono sgradevoli ma non possono essere evitate.
13. La Turchia è stata una delle prime nazioni a unirsi alla Nato e Ankara ha sempre cercato alleati in Occidente. Ma ora sembra che Ankara si senta un po' trascurata. E vuole acquistare una difesa antimissili cinese… un problema inquietante. Che ne è stato delle buone relazioni di un tempo tra gli Usa e la Turchia? Qual è l'importanza della Turchia come "paese del potere morbido" tra l'Europa, l'Asia, il Medio Oriente e gli Stati Uniti?
Delle strane elezioni turche nel 2002 hanno portato al potere gli islamisti il cui obiettivo a lungo termine è che la Turchia volti le spalle all'alleanza occidentale. Temo che la Turchia costituirà il nostro problema principale in Medio Oriente.
14. Dopo essersi iscritto alla facoltà di matematica, Lei ha deciso di cambiare indirizzo per dedicarsi agli studi di storia islamica e della lingua araba. Perché? Qual è stato il motivo?
In parte, ciò è accaduto perché non capivo più cosa stessi facendo lì a matematica; e in parte perché mi sono recato in Africa occidentale e in Medio Oriente e volevo comprendere quei luoghi, la loro componente islamica in particolare.
15. Lei ha studiato l'arabo e il Medio Oriente, dopo la laurea ha trascorso due anni al Cairo. È stato allora che ha capito che l'Islam o meglio l'islamizzazione può essere una minaccia reale oppure lo ha capito in seguito?
La mia carriera è coincisa con l'inizio dell'impennata islamista che ora domina. Non avrei mai immaginato allora un fenomeno come i Talebani o al-Qaeda: l'Islam radicale sembrava essere in ritirata, e non in crescita.
16. Qual è stata e qual è la mission di Campus Watch? Ricordo quando alcuni giornalisti hanno insinuato che Lei sia "un propagandista anti-arabo". Qual è stata la sua reazione a quest'accusa?
Campus Watch esamina il lavoro degli specialisti di studi mediorientali nel Nord America. All'accusa che sono anti-arabo, replico dicendo che gli autori di quest'accusa sono di fatto anti-arabi. Un esempio. Ho scritto tre libri contro il regime di Assad tra il 1990 e il 1996. Vent'anni più tardi, tutti hanno capito che avevo ragione a oppormi al regime e chi lo scusava era in realtà ostile agli interessi dei siriani.
17. Nel 1990 Lei scritto: "Le società dell'Europa occidentale non sono preparate all'immigrazione massiccia di popoli dalla pelle scura che cucinano strani cibi e che mantengono differenti norme igieniche (…) Tutti gli immigrati recano con sé costumi e comportamenti esotici, ma i costumi musulmani sono più fastidiosi della maggior parte degli altri". In quel periodo, queste parole erano discutibili ma ora molti paesi si sono accorti che Lei aveva ragione. In Germania, Gran Bretagna o in Francia, i costumi musulmani accompagnano uno stile di vita che è tipico dei musulmani e questi ultimi non sono interessati a ciò che chiamiamo "integrazione". Molti musulmani sono delle persone simpatiche, ma in Europa ci sono anche degli islamici molto pericolosi e che conducono la loro guerra contro i valori cristiani ed ebraici nei nostri paesi. La decapitazione di un soldato britannico a Londra di qualche mese fa è stata uno shock per molti europei. La domanda è questa: Che cosa possiamo fare? È troppo tardi per cambiare la nostra politica verso gli immigrati musulmani? Che cosa suggerirebbe a riguardo ai governanti dei paesi europei?
I popoli occidentali devono essere fieri della loro cultura e credere nella propria etica, e non nello spirito multiculturale che ora domina e considera equivalenti tutte le culture ed etiche.
18. Come sarà il mondo tra vent'anni?
Credo che gli Stati Uniti saranno più forti, l'Europa più debole, la Russia debolissima e la Cina meno ambiziosa.
Domande personali
19. Qualche volta è stato in Polonia? A cosa pensa quando le viene in mente la Polonia, il paese dove sono nati i suoi genitori – Irene e Richard Pipes. Lei parla il polacco? Le piace la cucina polacca?
Sono stato in Polonia molte volte, anche con i miei genitori, la prima volta con un gruppo di studenti nel 1976. So che entrambi i rami della mia famiglia hanno vissuto in Polonia per molte generazioni. Alla mia nascita, i miei genitori volevano avere la cittadinanza americana, pertanto non mi hanno insegnato il polacco. Adoro la cucina polacca, ma non troppo spesso, altrimenti rischierei di mettere su peso!
20. Suo padre, il professor Richard Pipes, qualche settimana fa è stato a Varsavia, dove ha partecipato a una cerimonia per il suo 90° compleanno organizzata dall'Università di Varsavia. Lei è orgoglioso di suo padre? È sempre d'accordo con il suo punto di vista sulla politica e la storia? Suo padre sembra avere una forte personalità, che effetto le fa essere figlio del professor Pipes?
Sono davvero orgoglioso di mio padre, per numerosi motivi, ma soprattutto perché ha sviluppato una comprensione dell'Unione Sovietica che non solo si è dimostrata corretta ma che lui ha dovuto difendere dai colleghi che per decenni lo hanno criticato. Mio padre ed io siamo sostanzialmente d'accordo sulla storia e sulla politica; i nostri disaccordi tendono a essere tattici piuttosto che strategici. In generale, io sono più conservatore di lui. Egli ha davvero una forte personalità, che io ammiro, e questo mi ha aiutato a definire i miei punti di vista e la mia carriera.