Nonostante il passo veloce con cui si muove l'Asia Centrale, la cronaca di Fuller di un viaggio fatto in Uzbekistan e in Kyrgyzstan nel luglio 1991 si difende bene due anni dopo, perché le sue osservazioni sono fondate su una interpretazione storica ben strutturata. Gli argomenti trattati vanno dal Museo nazionale del popolo kazako alle illazioni sulla lotta per l'anima musulmana dell'Asia Centrale. Come tale, il breve studio ben scritto di Fuller fornisce la migliore introduzione generale alla situazione attuale della regione.
Perché l'Asia Centrale è importante per gli americani? Perché la sua comparsa sulla scena della politica mondiale "esercita una forte reazione a catena su Paesi come la Turchia, l'Iran, l'Afghanistan, il Pakistan, la Cina e altri, che potrebbero dare origine a conflitti regionali, guerre, movimenti separatisti o irredentisti ed estremismi religiosi che incidono sulla più ampia stabilità e sicurezza dei Paesi circostanti". In altre parole, petrolio e altre risorse a parte, questa è un'area geografica di pericolo più che di opportunità. Le armi nucleari del Kazakistan hanno implicazioni funeste. Il maltrattamento dei russi che vivono in questo Paese induce Mosca a ricorrere all'uso della violenza. ("Ogni governo kazako deve essere preparato all'eventualità di un confronto con la Russia, senza escludere anche l'uso della forza.") Un'unione formata da tagiki che vivono in Tagikistan e in Afghanistan potrebbe innescare una reazione a catena di consolidamento etnico con delle probabili ripercussioni in Pakistan, Iran e perfino in India.