I libri utili sul terrorismo tendono ad assumere due forme: dettagliati resoconti per addetti ai lavori su operazioni specifiche, pieni di azione e che si fanno leggere tutto d'un fiato (ad esempio, Il terrorista di Steve Emerson); o studi che esaminano il fenomeno e le sue reazioni traendo conclusioni da un quadro più ampio. Il volume Le reazioni occidentali al terrorismo presenta alcuni dei migliori scritti e si colloca nella seconda categoria.
Tanto per cominciare, Schmid taglia il nodo gordiano della definizione di terrorismo. Notando che "i terroristi hanno alte pratiche che sono eccessi di guerra a livello di tattiche di routine", egli definisce il terrorismo come "l'equivalente in tempo di pace dei crimini di guerra". Questa descrizione dovrebbe essere adottata da tutti, perché è elegante e perspicace.
Il corpo principale del volume prende in considerazione le esperienze di otto Paesi dell'Europa occidentale e contiene altresì uno studio del fenomeno terroristico sorto venticinque anni fa. E qui i due curatori traggono delle conclusioni interessanti anche se controverse. Ad esempio, esaminando il passato, essi notano la predominanza di reazioni coercitive (repressioni, azioni violente) su quelle concilianti (accordi, riforme) e sostengono che "le reazioni coercitive pur essendo efficaci nell'immediato o nel ridurre le capacità coercitive del terrorista, a lungo termine, però, possono essere inefficaci". Non occorre essere d'accordo con i curatori per imparare dal loro pensiero ben documentato e sottile.