L'Islam ha dominato la vita pubblica americana in due occasioni, una volta durante il periodo della crisi degli ostaggi in Iran dal 1979 al 1981 e, più di recente, in seguito agli attacchi contro il World Trade Center e il Pentagono dell'11 settembre 2001. In entrambi i casi, gli americani hanno reagito con indignazione e sconcerto alla vista di persone apparentemente pie (l'Ayatollah Khomeini allora, Osama bin Laden adesso) che promuovono la violenza gratuita contro i civili americani. Ogni volta, l'Islam è diventato uno degli argomenti più discussi nella vita pubblica americana.
Il governo americano ha, però, reagito con molta indifferenza alla dimensione islamica di questi due episodi. In quella prima occasione esso si tenne lontano dal dibattito, limitandosi alle dichiarazioni politiche sull'Iran. L'Islam era a malapena menzionato, in accordo con la vecchia e giusta consuetudine dei burocrati americani di non parlare molto di questioni riguardanti la fede religiosa. Dopotutto, si trattava di politici e diplomatici e non di esperti in materia di religione. "Discutere" di Islam non era esattamente la loro specializzazione, ed erano abbastanza modesti da saperlo.
La reticenza, però, aveva delle radici più profonde: come portavoce del governo statunitense, un'istituzione costituzionalmente laica, essi non sapevano esprimere con chiarezza i punti di vista sulla verità o sulla mendacia delle religioni specifiche. In qualche contesto, quella tradizione è ancora forte. Quando la "Real IRA" [un'ala dissidente dell'Esercito repubblicano irlandese, N.d.T.] uccise ventotto persone in una fiera a Omagh, in Irlanda,[1] il presidente degli Stati Uniti non colse l'occasione per riflettere sulla vera natura del cattolicesimo. La furia omicida di Baruch Goldstein a Hebron non ha spinto il segretario di Stato americano a fare nessun commento sul giudaismo. Al suo arrivo al potere in India, il Bharatiya Janata Party, con la sua visione nazionalista indù, non ha ingenerato nessuna analisi di alto livello sull'induismo.
E la stessa cosa vale per l'Islam. In teoria, comunque, è ancora così. In occasione di una cena festiva (la cena dell'iftar a rottura del digiuno del Ramadan, N.d.T.) offerta per i musulmani d'America nel 2000, l'allora segretario di Stato Madeleine K. Albright informò i suoi ospiti che "Naturalmente, gli Stati Uniti non hanno una posizione politica verso l'Islam".[2] Uno dei membri del suo staff ha confermato questo a livello operativo: "L'Islam non è un fattore importante nella nostra formulazione delle politiche".[3]
Ma questo non è per niente vero. L'Islam, la più politica delle religioni, ora beneficia di un posto privilegiato a Washington, proprio come in quasi ogni capitale del mondo. La prima amministrazione Bush avviò il dibattito sull'Islam nel giugno 1992. Dal suo arrivo al potere nel 1993, l'amministrazione Clinton ha elaborato una politica molto sottile verso l'Islam. La formulazione di una politica ha subito un'accelerazione nell'attuale amministrazione Bush. E dall'11 settembre, il presidente e la sua squadra hanno dedicato degli sforzi intensivi all'obiettivo di spiegare il ruolo avuto o meno dall'Islam nella recente tragedia. Gli statisti americani, i politici e i diplomatici ora parlano in modo quasi eccessivo di "Islam".
Nonostante l'intensità del dibattito attuale sia nuova, il contenuto delle odierne dichiarazioni del governo americano sull'Islam non lo è. Le ultime dichiarazioni sviluppano i temi e gli argomenti di una politica articolata nell'ultimo decennio. Questa politica consta di quattro elementi principali, ognuno dei quali è diventato un mantra politico: non esiste nessuno scontro di civiltà. Il terrorismo non è di matrice islamica. L'Islam è compatibile con gli ideali americani e aggiunge qualcosa alla vita americana. Gli americani devono imparare ad apprezzare l'Islam.
I. Uno scontro di civiltà
Il compito primario e più urgente che i portavoce devono affrontare è contraddire l'idea che la guerra fredda sia stata rimpiazzata da uno "scontro di civiltà". Samuel Huntington di Harvard propose per la prima volta l'idea nel 1993. Nel suo elenco di possibili conflitti, uno "scontro di civiltà" fra l'Islam e l'Occidente si è profilato minaccioso.[4] La burocrazia asserisce ripetutamente quanto sia falsa quest'idea. Lo stesso presidente Clinton ha dibattuto con Huntington, dichiarando che è "assai erroneo" credere in un "inevitabile scontro" tra l'Occidente e l'Islam. Per avvalorare il suo punto di vista, egli si è appellato all'autorità dei musulmani d'America, che "vi diranno che non c'è nessun conflitto tra l'Islam e l'America".[5] In modo sprezzante la signora Albright ha osservato che "Gli Stati Uniti non hanno alcun interesse nello 'scontro' con l'Islam che qualche commentatore ha previsto".[6] Al contrario, non c'è "nessun conflitto tra l'Islam e gli Stati Uniti".[7] L'assistente del Presidente per gli Affari della sicurezza nazionale, Samuel R. Berger, le ha fatto eco: "Non c'è nessuno scontro di civiltà".[8]
Qualunque argomento sia saltato fuori, le persone di rango inferiore si sono allineate in modo deferente dietro i loro superiori. Il sottosegretario aggiunto per il Medio Oriente, Ronald Neumann ha rilevato che "non c'è nessun conflitto tra l'Islam e l'Occidente. Noi non ravvisiamo nessuno 'scontro di civiltà'".[9] Il consigliere speciale presso il segretario di Stato, John Beyrle, ha notato che "non aveva alcun senso considerare l'America una nazione 'in conflitto' con l'Islam".[10] Secondo un bollettino d'informazione del Dipartimento di Stato, "l'Islam e l'Occidente non hanno uno scontro".[11] Anche il Ministero della Difesa, che in genere non si occupa di queste cose, ha un'opinione a riguardo: secondo il sottosegretario aggiunto Bruce Riedel, "Il Pentagono non accetta l'idea che uno scontro di civiltà sia imminente tra l'Islam e l'Occidente".[12]
A corollario di ciò, la burocrazia ha argomentato contro l'idea che l'Islam fosse stato promosso al rango di nemico. "Non dovremmo accettare l'idea", ha detto R. James Woolsey, ex-direttore della Central Intelligence Agency (Cia), che "la 'minaccia rossa' che ha dominato le nostre vite per quasi mezzo secolo sia stata ora sostituita da una 'minaccia verde' che dilaga in tutto il mondo arabo".[13] Il vicesegretario di Stato per gli affari del Vicino Oriente Edward P. Djerejian ha affermato che il governo americano "non considera l'Islam come il prossimo 'ismo' che affronterà l'Occidente o minaccerà la pace mondiale".[14] Martin Indyk, quando faceva parte dello staff del National Security Council, ha esteso il concetto: "Noi non consideriamo l'Islam una minaccia".[15] L'unica crepa nella facciata è stata fornita dopo l'11 settembre, quando il vice segretario alla Difesa, Paul Wolfowitz, ha lasciato intendere che Samuel Huntington non ha creato il problema ma l'ha solo diagnosticato: "Questi criminali (…) vogliono infiammare una guerra delle culture e noi dovremmo evitarlo".[16]
II. Il terrorismo non è islamico
Il secondo compito di cui si è fatto carico il governo americano è eliminare l'associazione che fanno comunemente gli americani tra l'Islam e il terrorismo. La burocrazia non nega che i musulmani apparentemente pii stiano costantemente cercando di uccidere gli americani, ma nega con veemenza il loro legame con l'Islam.
Il presidente Clinton si lamentava che "così tante persone" identificassero ingiustamente "le forze del radicalismo e del terrorismo" con l'Islam.[17] Come ha riconosciuto, "abbiamo avuto dei problemi con il terrorismo che viene dal Medio Oriente" ma poi ha insistito sul fatto che questo "non è intrinsecamente legato all'Islam, né alla religione e nemmeno alla cultura".[18] Un bollettino d'informazione del Dipartimento di Stato fa eco al presidente: "Il terrorismo non è un principio di ogni grande religione, tra cui l'Islam".[19] E il coordinatore del dipartimento per la lotta contro il terrorismo, Philip Wilcox, Jr., è andato oltre: "L'Islam, come il cristianesimo e il giudaismo, predica la pace e la non-violenza".[20]
Alcuni musulmani possono predicare la non-violenza. Ma in che modo gli uomini politici e i diplomatici giustificano che i musulmani radicali abbiano attaccato l'America in luoghi disparati come il Libano, lo Yemen, il Kenya, le Filippine, New York e Washington? Considerando questi attacchi contrari all'Islam. Nel 1994, Clinton ha criticato "le forze del terrore e dell'estremismo, che si celano nella retorica della religione e del nazionalismo, ma si comportano in modo da contraddire gli stessi insegnamenti della loro fede e si fanno beffe del loro patriottismo".[21] Nel 1998, egli tornò sull'argomento, accusando Osama bin Laden e i suoi complici d'imbarcarsi in "una terribile distorsione della loro religione per giustificare l'assassinio d'innocenti". Clinton li ha liquidati come "fanatici e assassini che avvolgono le uccisioni nel mantello della rettitudine e, nel farlo, profanano la grande religione in nome della quale essi pretendono di agire".[22]
Gli uomini del presidente hanno coscienziosamente seguito il suo esempio. Il consigliere della sicurezza nazionale, Anthony Lake, ha denunciato "i militanti che falsano le dottrine islamiche e cercano di estendere la loro influenza con la forza".[23] Un gruppo islamico violento in Algeria ha agito contro "i principi dell'Islam", secondo Robert Pelletreau, che è stato anche vice segretario di Stato.[24] R. James Woolsey, l'ex-direttore della Cia, riteneva che fosse "un grosso errore" accusare l'Islam dello stato attuale delle cose in Iran, e soprattutto della scelta dei suoi leader che fanno molto affidamento sul terrorismo. Woolsey ha argomentato che "alcuni uomini" che hanno rotto con le tradizioni islamiche sono gli unici responsabili della situazione in Iran.[25] Michael A. Sheehan, coordinatore del Dipartimento di Stato per la lotta contro il terrorismo, ha definito il terrorismo "una perversione degli insegnamenti dell'Islam".[26] Beyrle ha controllato la sua copia del Corano e ha arguito che "l'estremismo non è veramente islamico".[27] "I terroristi che pretendono di parlare in nome dell'Islam", ha asserito Wilcox, "abusano della loro fede".[28]
Gli avvenimenti dell'11 settembre hanno portato questo problema al centro della scena. È interessante notare che mentre tutti i funzionari governativi sono stati concordi nel dire che i quattro dirottamenti aerei non potevano essere attribuiti all'Islam, non erano, però, d'accordo sulla questione se sia stato semplicemente "non un atto islamico",[29] come Wolfowitz ha detto, o qualcosa fatto in violazione dell'Islam.
Il discorso del presidente Bush al Congresso era orientato a favore della prima interpretazione:
I terroristi praticano una forma deteriore di estremismo islamico, che è stata rifiutata dagli studiosi islamici e dalla vasta maggioranza dei religiosi mussulmani, un movimento marginale che travisa gli insegnamenti pacifici dell'Islam. (...) Gli insegnamenti [dell'Islam] sono positivi e pacifici, e chi commette il male in nome di Allah ne bestemmia il nome. (…) I terroristi tradiscono la propria fede, tentando, in realtà, di assumere il controllo dell'Islam stesso.[30]
Ma la seconda interpretazione è emersa nel discorso del presidente Bush indirizzato a un pubblico musulmano durante la sua visita al Centro islamico di Washington: "Questi atti di violenza perpetrati contro innocenti violano i principi fondamentali della fede islamica. (…) Il volto del terrore non è il vero volto dell'Islam. L'Islam non è così. L'Islam è pace".[31] L'addetto stampa della Casa Bianca, Ari Fleischer, è andato oltre, definendo gli attacchi "una perversione dell'Islam".[32] Il segretario di Stato americano Colin Powell ha fatto la stessa considerazione in modo ancor più enfatico, chiedendo di espellere i dirottatori aerei dall'Islam, ma anche dal mondo arabo; le loro azioni, egli ha arguito, "non dovrebbero essere viste come qualcosa commesso dagli arabi o dagli islamici, ma come qualcosa che è stato fatto dai terroristi".[33]
Questa distinzione tra Islam e terrorismo ha una profonda implicazione per l'elaborazione del concetto di nemico dopo l'11 settembre: gli Stati Uniti stanno combattendo una guerra "contro il terrore" e non contro un Islam militante o contro ogni tipo di musulmani. Il presidente Bush ha detto ai leader del Congresso "noi non la consideriamo una guerra di religione, in qualche modo o forma".[34] Secondo Powell, "questo non è un conflitto contro gli arabi o i musulmani o contro quelli che professano una particolare religione".[35] Il terrorismo "è una minaccia non solo per la nostra civiltà ma anche per la loro", ha spiegato il portavoce del Dipartimento di Stato Richard Boucher. "Noi non la consideriamo una lotta contro gli arabi; noi non la consideriamo un lotta contro i musulmani".[36] Detto in modo più conciso, il vice segretario Wolfowitz ha dichiarato che "il nostro nemico è il terrorismo e non l'Islam".[37]
Anche il potere giudiziario ha ormai delle opinioni precise sul terrorismo ritenendo che esso non ha a che fare con l'Islam. Nell'emettere la sentenza contro Ramzi Yusuf, la mente dell'attentato del 1993 al World Trade Center, il giudice Kevin Duffy ha rimproverato l'imputato dicendo: "Ramzi Yusuf, lei non è in grado di difendere l'Islam. Il suo Dio è morte. Il suo Dio non è Allah. (…) Qualunque cosa lei faccia non è per Allah; lei lo fa unicamente per soddisfare il suo senso contorto dell'ego".[38]
Per riassumere, nelle parole di John Beyrle: "Alcuni credono che (…) la guerra fredda sia stata rimpiazzata da uno scontro di civiltà. Altri, tra cui qualcuno nel mio Paese, crede che il terrorismo sia qualcosa legato all'Islam. Si sbagliano tutti".[39] La discussione è chiusa.
III. L'Islam, una forza positiva
L'Islam, allora, non è un nemico né una fonte di terrorismo. Ma i responsabili governativi non sono d'accordo. Essi postulano altresì due aspetti positivi della religione: la sua compatibilità con gli ideali americani e i suoi potenziali vantaggi per gli Stati Uniti.
Non c'è nulla nella religione dei musulmani d'America, ha affermato Bill Clinton, "che ci dividerebbe, che promuoverebbe il terrorismo, che distruggerebbe i nostri valori".[40] Lui e altri burocrati hanno poi specificato dove l'Islam integrava i valori americani: "La devozione alla famiglia e alla società, alla fede e alle buone opere – è in armonia con i migliori ideali occidentali".[41] John Beyrle del Dipartimento di Stato non ha ravvisato nessun conflitto tra l'Islam e "gli ideali occidentali come la libertà personale o la scelta individuale".[42] Un bollettino d'informazione del Dipartimento di Stato ha annunciato che "la maggior parte degli americani e dei musulmani condivide dei valori fondamentali come la pace, la giustizia, la sicurezza economica e la buona governance".[43]
La formulazione più colorita e specifica è stata quella del vice segretario alla Difesa John Hamre:
Parafrasando il Preambolo della Costituzione americana: "Noi, popolo degli Stati Uniti, allo scopo di perfezionare ulteriormente la nostra Unione, di garantire la giustizia, di assicurare la tranquillità all'interno, di provvedere alla comune difesa, di promuovere il benessere generale e di salvaguardare per noi stessi e per i nostri posteri il dono della libertà" – Non c'è una parola qui per cui un buon musulmano non si batterebbe.[44]
Meglio ancora, l'Islam è stato dichiarato essere una forza del bene negli Stati Uniti. Alcuni burocrati si accontentano di vaghi elogi. Djerejian ha definito l'Islam "una forza civilizzatrice storica in mezzo alle numerose forze che hanno influenzato e arricchito la nostra cultura".[45] Similmente, il suo successore Pelletreau ha giudicato l'Islam "un grande movimento civilizzatore".[46]
All'occasione, però, i funzionari sono stati più precisi. "Noi accogliamo favorevolmente l'Islam in America", ha detto il presidente Clinton, attribuendogli tre virtù: "Arricchisce il nostro Paese con gli insegnamenti dell'autodisciplina, della compassione e della dedizione alla famiglia".[47] In un'altra dichiarazione, egli ha reiterato due di queste virtù e ha cambiato la terza: "L'America è resa più forte dai valori fondamentali dell'Islam – dedizione alla famiglia, compassione per i diseredati e rispetto delle differenze".[48] La Albright ha attribuito all'Islam una triade del tutto differente di virtù, "una fede che rispetta il dialogo e la concertazione, che ama la pace e che annovera tra i suoi principi fondamentali l'eguaglianza di tutti coloro che l'abbracciano".[49] Hillary Clinton rileva anche altri motivi per elogiare l'Islam: perché i suoi "valori universali – l'amore per la famiglia e la comunità, il rispetto reciproco, l'educazione e il desiderio più profondo di tutti – vivere in pace (…) valori che possono rafforzarci come popolo e rafforzare gli Stati Uniti come nazione".[50]
Il vice segretario alla Difesa John J. Hamre ha fatto a meno di enunciare la lunga lista di virtù e ha preferito concentrarsi su uno in particolare, in un discorso rivolto a un gruppo di militari alla fine del digiuno del Ramadan: "In un'America che talvolta è troppo occupata a preoccuparsi dell'ultima moda in fatto di abbigliamento o del modello più recente di auto o di altre cose materiali, è bello essere con della gente che ha delle larghe vedute, che riflette sul proprio rapporto con Dio, che pensa alla carità e a fare l'elemosina, come uno dei principali obiettivi della vita. Questa è una bella cosa. Siete un gran popolo, in gamba".[51]
IV. Americani: Apprezzate l'Islam
C'è però uno scoglio: gli americani vedono l'Islam con meno entusiasmo rispetto ai portavoce ufficiali, e la discrepanza è imbarazzante per i burocrati. Talvolta, essi si limitano a ignorarlo. Il presidente Clinton ha dichiarato più volte che "gli americani rispettano e onorano l'Islam"[52] e che "gli Stati Uniti hanno un gran rispetto per l'Islam",[53] dichiarazioni che lui e il suo staff hanno spesso ripetuto quasi parola per parola. In un raro esempio di maggior precisione, William Milam, ambasciatore americano in Pakistan, ha auspicato di "seppellire il mito che vuole gli Stati Uniti ostili all'Islam e alle popolazioni islamiche"[54] e ha dichiarato che "la maggior parte del popolo americano" capisce che non esiste alcun legame tra il terrorismo e l'Islam.[55]
Ma la confessione penitenziale, per dire che gli americani hanno dei pregiudizi contro l'Islam, è presente in quasi tutte le dichiarazioni. La Albright ha parlato di un "incredibile grado d'ignoranza" degli americani riguardo all'Islam.[56] Hillary Clinton ha scritto che "noi, come società, troppo spesso raffiguriamo male l'Islam e quelli che seguono i suoi insegnamenti".[57] L'ambasciatore Seiple ha parlato dell'Islam moderno come "così terribilmente interpretato male".[58] Jeremy Gunn dell'Office of International Religious Freedom è stato particolarmente franco: "La religione dell'Islam è stata la vittima di sfortunati stereotipi negli Stati Uniti".[59]
Il quadro è poco chiaro. C'è "rispetto e onore" per l'Islam o è la religione "così terribilmente interpretata male"? La soluzione è attribuire la colpa ai media di bloccare l'immagine positiva dell'Islam fornita dai burocrati. Un bollettino d'informazione del Dipartimento di Stato si pente della "raffigurazione talvolta distorta dell'Islam nei media occidentali" assicurando che "gli Stati Uniti continueranno a interessarsi" di questo problema.[60] In questo contesto, naturalmente, per "Stati Uniti" s'intende il governo americano, che è fonte di luce e verità, mentre i media sono fonte di problemi. Ciò è oggetto di particolari critiche. Hillary Clinton si è inquietata perché "le notizie diffuse e pubblicate sui musulmani spesso focalizzano l'attenzione sugli estremisti come i responsabili dell'attentato del World Trade Center e di altri atti di terrorismo".[61] La Albright si è indignata riguardo agli stereotipi applicati "a un quarto della popolazione del globo". Questi sono presenti "quotidianamente nella stampa, nei dibattiti pubblici e anche tra chi si considera ben informato e imparziale".[62] In breve, c'è una battaglia sull'opinione pubblica americana e la burocrazia ha il dovere di illuminare una popolazione arretrata.
Samuel R. Berger, assistente di Clinton per gli affari della sicurezza nazionale, ha fatto allusione a questo quando ha spiegato il motivo per il quale il suo capo parlava così spesso di quest'argomento: perché "molti americani sono ingenui in merito all'Islam". Il presidente, egli ha detto, "ha fatto uno sforzo consapevole per dissipare i vecchi stereotipi dell'Islam (…) come un focolaio di fanatismo e terrorismo (…) per superare questi pregiudizi e forgiare una causa comune per le cose di cui noi tutti ci preoccupiamo per il futuro: la pace, il rispetto di sé e la cooperazione".[63]
I burocrati si danno pena di prendere le distanze dal popolino, dalla gente che guarda le notizie e associa l'Islam alla violenza. Secondo Milam, "sfortunatamente, ci sono alcuni male-informati (…) gli americani che hanno paura dell'Islam (…) [che] confondono l'Islam con il terrorismo. Posso dirvi, senza timore di essere contraddetto, che il governo americano non condivide questa confusione".[64] Come rivela candidamente un bollettino d'informazione, "Qualsiasi distorsione esista, il presidente Clinton, i nostri diplomatici e altri responsabili delle nostre relazioni ufficiali con il mondo islamico, in genere, hanno una chiara comprensione e nutrono un profondo rispetto per l'Islam".[65]
Quest'attitudine spiega perché il Dipartimento di Stato considera l'informazione degli americani riguardo all'Islam come parte della sua missione. "Noi dovremmo incoraggiare gli americani a imparare più cose sull'Islam", ha scritto la Albright.[66] Il suo staff ha avanzato diverse proposte su come riuscire a farlo. L'ambasciatore Seiple ha giudicato "importante fare in modo che il Dipartimento di Stato costituisca un punto di apprendimento, di dialogo e di scambio".[67] Gunn ha dichiarato che il governo americano ha bisogno di "fare ciò che può per promuovere la comprensione, il dialogo e la comunicazione su tali questioni".[68] Un bollettino d'informazione del Dipartimento di Stato ritiene che il rimedio possa provenire "dall'istruzione, dagli scambi fra le popolazioni e incoraggiando un giornalismo responsabile nei media e la rappresentazione fedele nell'industria del cinema".[69]
Per fortuna, come accenna la burocrazia, un'altra parte può aiutare a rendere gli americani più informati sull'Islam: i musulmani d'America, la cui presenza, come ha asserito Clinton, ha il merito di approfondire "il rispetto dell'America per i musulmani qui nel Paese e dappertutto nel mondo".[70] Rivolgendosi a un pubblico di musulmani, George W. Bush ha detto pressappoco la stessa cosa: "Erudendo gli altri sulle vostre tradizioni religiose, voi arricchirete le vite degli altri nelle vostre comunità locali".[71] Il bollettino d'informazione del Dipartimento di Stato è meno schivo: "Poiché il numero dei musulmani d'America continua a crescere e visto che quella comunità sviluppa la sua visibilità politica in seno al Paese – ottenendo un mandato elettivo e creando dei comitati d'azione politica efficaci – sicuramente cominceremo a vedere in modo più coerente delle raffigurazioni obiettive dei musulmani nei nostri media".[72]
Proseguire una tradizione
Qual è l'obiettivo di questi funzionari? Perché arrivare a tali estremi affermando che l'Islam è una religione non intaccata dalla violenza di qualche praticante? Perché presentare l'Islam come un esempio di valori americani?
Questo esercizio ha un obiettivo palesemente pratico: è destinato a ridurre l'ostilità musulmana nei confronti degli Stati Uniti. Il ragionamento è il seguente: 1) Molti musulmani chiedono con insistenza il rispetto dell'Islam da parte dell'Occidente e il riconoscimento delle sue virtù; 2) Il governo americano, a sua volta, desidera essere accettato dai musulmani. 3) Di conseguenza, Washington dà ai musulmani il riconoscimento che essi cercano. 4) I musulmani riconoscenti attenuano la loro ostilità verso gli Stati Uniti. 5) Washington può esigere che quegli stessi musulmani prendano le difese degli Stati Uniti contro i musulmani più radicali che ancora si oppongono. (Inoltre, parte di questa retorica serve a dei fini interni, per calmare la popolazione musulmana d'America.)
Viste in questo contesto diplomatico, hanno senso le origini risalenti al 1992 di questa tradizione ufficiale americana di voci a sostegno dell'Islam, perché fu all'indomani della guerra del Kuwait che i gruppi radicali come quelli di Osama bin Laden hanno cominciato a fare più passi avanti in Medio Oriente e in tutto il mondo musulmano.
Funzionerà? Per la prospettiva, è utile esaminare due sforzi precedenti in un contesto simile. "Popolo d'Egitto!" aveva annunciato Napoleone entrando ad Alessandria nel 1798, "Vi sarà detto che io sono venuto per distruggere la vostra religione: non credeteci! Rispondete che vengo per ristabilire i vostri diritti, per punire gli usurpatori e che rispetto Allah, il suo Profeta e il Corano più dei Mammalucchi".[73] Anche uno dei suoi generali, Jacques Ménou, si era convertito all'Islam.
La storia dell'Europa è piena di dichiarazioni di questo tipo. Dopo che la Gran Bretagna si assicurò il dominio sull'India, i suoi funzionari manifestarono ripetutamente il loro rispetto per l'Islam in maniera da diminuire l'ostilità musulmana verso il loro governo. Durante la Prima guerra mondiale, i tedeschi, che erano alleati con gli ottomani, si proclamarono la sola potenza europea favorevole all'Islam. Un esempio particolarmente bizzarro risale al 1937, quando il dittatore italiano Benito Mussolini fece in modo che i notabili musulmani della Libia che era sotto il controllo dell'Italia gli consegnassero la "spada dell'Islam" durante una visita a Tripoli. In quell'occasione Mussolini declamò che "I musulmani possono star sicuri che l'Italia sarà sempre un paese amico e paladino dell'Islam in tutto il mondo". Il suo ministro degli Esteri dichiarò che i valori musulmani erano perfettamente compatibili con il fascismo: "Il mondo islamico, conformemente alle sue tradizioni, ama nel Duce la saggezza dello statista unita all'azione del guerriero".[74]
Le analogie non sono certamente perfette, perché nessun capo di stato maggiore congiunto si è ancora convertito all'Islam; né il presidente Bush stesso è stato cinto da una spada. Egli, però, ha fatto visita a una moschea, ha accettato in dono una copia del Corano e ha convocato una diwan (un'assemblea) di rappresentanti musulmani alla Casa Bianca. Esaminandoli più fondo, gli obiettivi americani sono pressoché identici a quelli di Napoleone e Mussolini – cercare d'ingraziarsi una popolazione fondamentalmente ostile.
Conclusioni
I precedenti tentativi di assecondare i sentimenti musulmani ebbero vita breve, poiché i leader musulmani d'Egitto combatterono Napoleone con tutte le loro forze, mentre Mussolini non riuscì a trovare l'ampio appoggio musulmano che sperava di ottenere. Allo stesso modo, lo sforzo americano senz'altro fallirà. È quasi inconcepibile che i musulmani moderati possano avere una qualche influenza sui loro correligionari più radicali.
Dettagli pratici a parte, i burocrati americani farebbero bene a chiedersi se le loro dichiarazioni sull'Islam non siano incompatibili con i principi fondamentali del loro governo. Gli Stati Uniti hanno un messaggio per il mondo e questo messaggio non è l'Islam. Il messaggio, non occorre farlo notare, è quello dell'individualismo, della libertà, del laicismo, dello stato di diritto, della democrazia e della proprietà privata.
E per finire, i funzionari federali non riescono a capire le conseguenze dei loro rimproveri agli americani che sono in apprensione per l'Islam e della loro chiassosa adesione alle virtù di questa religione. Qui è spiegato chiaramente: assumendo una posizione apologetica, essi sono diventati dei sottoposti delle organizzazioni islamiche del Paese. Escludendo ogni legame tra l'Islam e il terrorismo, lamentandosi delle distorsioni dei media e affermando che l'America ha bisogno dell'Islam, essi hanno trasformato il governo americano in un discreto missionario della fede.
Senza che nessuno se n'è reso conto, le risorse del governo federale sono state utilizzate per aiutare i musulmani a diffondere il loro messaggio e, di fatto, la loro fede. Se la "guerra contro il terrorismo" deve avere uno scopo più grande, questo deve consistere nel liberare la gente dal giogo dell'Islam politicizzato. E il posto migliore per iniziare è proprio il Paese.
[1] 16 agosto 1998.
[2] "Albright offre la tradizionale cena dell'iftar", United States Information Agency (USIA), 20 dicembre 2000.
[3] Il sottosegretario aggiunto per il Medio Oriente, Ronald E. Neumann, "No Inherent Conflict Between Islam and West", Georgetown University, Sept. 23, 1999.
[4] Samuel P. Huntington, "The Clash of Civilizations?"
[5] Riflessioni fatte alla 53ma Sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 21 settembre 1998.
[6] Madeleine Albright, "Learning More about Islam," State Magazine, Sept. 2000.
[7] "Remarks before the American-Iranian Council, Washington, D.C.", Mar. 17, 2000.
[8] "Remarks before the American Muslim Council", May 7, 1999.
[9] Neumann, "Nessuno scontro tra l'Islam e l'Occidente".
[10] Discorso pronunciato alla University of World Economy and Diplomacy, Tashkent, 8 febbraio 2000.
[11] Dipartimento di Stato, "Fact Sheet: U.S. Government Views on Terrorism", 7 dicembre 1999.
[12] Bruce Riedel, "The Pentagon Looks at Islam", Middle East Quarterly, Sept. 1996, pp. 87-89.
[13] R. James Woolsey, "Challenges to Peace in the Middle East", discorso al Washington Institute for Near East Policy, Sept. 23, 1994. pp. 5, 7.
[14] "The U.S., Islam and the Middle East in a Changing World", discorso pronunciato alla Meridian House International, Washington, D.C., June 2, 1992, citato in Fawaz Gerges, America and Political Islam (New York: Cambridge University Press, 1999), p. 80.
[15] Commenti espressi alla conferenza dell'American Enterprise Institute del 3 novembre 1993.
[16] "Deputy Secretary Wolfowitz with the German Foreign Minister", Bureau of Public Affairs, U.S. Department of State, Sept. 19, 2001.
[17] Riflessioni fatte a una cena della Democratic National Committee, U.S. Government Printing Office.
[18] "The President's News conference", Jakarta, Nov. 15, 1994, U.S. Government Printing Office.
[19] Dipartimento di Stato, "Fact Sheet: U.S. Government Views on Terrorism", 7 dicembre 1999
[20] Philip Wilcox, Jr., "Terrorism Remains a Global Issue", United States Information Agency (USIA) Electronic Journal, Feb. 1997.
[21] "Address of President Clinton to the Jordanian Parliament", 26 ottobre 1994.
[22] Discorso del 21 agosto 1998.
[23] Anthony Lake, "From Containment to Enlargement".
[24] Robert Pelletreau, "U.S. Policy toward North Africa; Statement before the Subcommittee on Africa of the House Foreign Affairs Committee", U.S. Department of State Dispatch, Sept. 28, 1994.
[25] R. James Woolsey, testimonia davanti alla U.S. House of Representatives, Committee on National Security, 12 febbraio 1998.
[26] "Statement for the Record", House International Relations Committee, July 12, 2000.
[27] Speech, Tashkent, Feb. 8, 2000.
[28] Wilcox, "Terrorism Remains a Global Issue".
[29] Intervista del vice segretario Wolfowitz per la PBS "News Hour," 14 settembre 2001.
[30]"Freedom & Fear at War", Discorso al Congresso, 20 settembre 2001.
[31]"Remarks by the president", Centro islamico di Washington, D.C., 17 settembre 2001.
[32] Briefing per la stampa di Ari Fleischer, 17 settembre 2001.
[33] Intervista per NBC Dateline, 12 settembre 2001.
[34]"Remarks by the President at Photo Opportunity with House and Senate Leadership", Casa Bianca, 19 settembre 2001.
[35] Intervista con "NewsHour with Jim Lehrer", 13 settembre 2001.
[36] Briefing giornaliero per la stampa, 18 settembre 2001.
[37] "Il vice segretario Wolfowitz con il ministro degli Esteri tedesco".
[38] Citato in Simon Reeve, The New Jackals: Ramzi Yousef, Osama bin Laden, and the Future of Terrorism (Boston: Northeastern University Press, 1999), p. 242. Il giudice Duffy ha accusato Yusuf di fingere di essere un pio musulmano; in realtà, egli "si preoccupava poco o per nulla dell'Islam". John Keenan, il giudice che si è occupato dell'attentato dinamitardo "Millennium", ha fatto altresì questo genere di supposizioni; si veda Associated Press, 5 luglio 2001.
[39] Speech, Tashkent, 8 febbraio 2000.
[40] Riflessioni espresse all'Anchorage Museum di Arte e Storia, 11 novembre 1994, U.S. Government Printing Office.
[41] Conferenza stampa con il re del Marocco Hassan II, 15 marzo 1995, Government Printing Office.
[42] Speech, Tashkent, Feb. 8, 2000.
[43] "Fact Sheet: U.S. Government Views on Terrorism", 7 dicembre 1999.
[44] USIA, "Pentagon Iftar Dinner for Muslim Servicemen", 19 gennaio 1999.
[45] "The U.S., Islam and the Middle East in a Changing World", discorso pronunciato alla Meridian House International, Washington, D.C., June 2, 1992, citato in Fawaz Gerges, America and Political Islam (New York: Cambridge University Press, 1999) p. 80.
[46] Robert Pelletreau, "Symposium: Resurgent Islam", The New York Times, Oct. 2, 1995.
[47] USIA, "President Clinton's Ramadan Message", Nov. 27, 2000.
[48] USIA, Dec. 22, 2000.
[49] Albright, "Learning More about Islam", State Magazine, Sept. 2000.
[50]Mofid Deak, "First Lady Hosts Third Annual Eid Celebration", USIA, Jan. 22, 1999.
[51] Bollettino quotidiano del Dipartimento della Difesa, 22 gennaio 1998.
[52]Riflessioni fatte alla 53ma Sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, New York City, 21 settembre 1998.
[53] Conferenza stampa con il re del Marocco Hassan II, 15 marzo 1995, Government Printing Office.
[54] "Islam and America: Changing Perceptions", American Studies Conference, Islamabad, Nov. 5, 1999, USIA
[55]"The U.S. is against Terrorism, Not Islam", English Speaking Union of Lahore, Dec. 2, 1999.
[56] "Albright Hosts Iftar Dinner with American Muslim Leaders", Dec. 21, 1999.
[57] Hillary Clinton, "Islam in America",The Chicago Sun-Times, Feb. 25, 1996.
[59] USIA, Worldnet "Global Exchange", Mar. 3, 1999.
[60] "Fact Sheet: U.S. Government Views on Terrorism", Dec. 7, 1999.
[61] Clinton, "Islam in America", Chicago Sun-Times, 25 Feb. 1996
[62] "La Albright offre la cena dell'iftar con i leader dei musulmani d'America".
[63] "Remarks before American Muslim Council", Washington, D.C., May 7, 1999.
[64] "Gli Stati Uniti sono contro il terrorismo e non contro l'Islam".
[65] "Bollettino d'informazione: le opinioni del governo americano sul terrorismo".
[66] Albright, "Learning More about Islam", State Magazine, Sept. 2000.
[68] USIA, Worldnet "Global Exchange", Mar. 3, 1999.
[69] "Bollettino d'informazione: le opinioni del governo americano sul terrorismo", 7 dicembre 1999.
[70] Nov. 27, 2000, U.S. Government Printing Office.
[71] ""Eid al-Adha greetings from President Bush", Mar. 6, 2001.
[72] "Bollettino d'informazione: le opinioni del governo americano sul terrorismo", 7 dicembre 1999.
[73] Proclama di Napoleone agli egiziani, 2 luglio 1798, in J.C Hurewitz, The Middle East and North Africa in World Politics, vol. 1: European Expansion, 1535-1914 (New Haven: Yale University Press, 1975), p. 116.
[74] Martin Kramer, Islam Assembled (New York: Columbia University Press, 1986), pp. 152-53.
Aggiornamento del 24 febbraio 2004: Per una variante di quanto scritto sopra, si veda "The U.S. Government Builds Mosques and Madrassahs" ("Il governo americano costruisce delle moschee e delle madrasse).
Aggiornamento del 6 ottobre 2006: Per ulteriori dichiarazioni su questa falsatiga, si veda "The United States Government, Still Patron of Islam" ("Il governo degli Stati Uniti, è sempre protettore dell'Islam").
Aggiornamento dell'8 marzo 2007: Per il sostegno dato dai contribuenti americani alle scuole islamiche negli Stati Uniti, si veda "Other Taxpayer-Funded American Madrassas" ("Altre madrasse finanziate dai contribuenti americani").