In pochissime pagine Karsh riesce a fornire uno studio assai utile sulla guerra fra Iraq e Iran. Ecco alcune conclusioni degne di note: anche se l'Iraq scelse il momento giusto, dal punto di vista militare, per entrare in guerra con l'Iran, le due parti belligeranti si eguagliavano qualitativamente quando nel settembre 1980 ebbero inizio le ostilità. Le forze irachene non riuscirono a ottenere una vittoria rapida perché il presidente Saddam Hussein le fermò nel giro di pochi giorni, molto prima che esse avessero esaurito il loro slancio. La strategia irachena di portare avanti una guerra limitata non avrebbe potuto funzionare; Baghdad "avrebbe dovuto evitare del tutto la guerra o sarebbe dovuta ricorrere a una strategia bellica generale". Su entrambi i lati, la decisiva vittoria in campo avvenne solo in seguito a "uno schema relativamente soddisfacente di operazioni congiunte".
Karsh trae due importanti lezioni operative dalla guerra. Innanzitutto, "anche le guerre non-convenzionali sono state vinte o perse utilizzando mezzi convenzionali"; lo zelo convenzionale non può sostituire la leadership competente. La tattica iraniana delle ondate umane, ad esempio, ha funzionato solo unitamente a un'operazione congiunta. In secondo luogo, le forze armate del Terzo Mondo trovano le operazioni offensive ancor più difficili di quanto lo siano per i loro omologhi occidentali e sovietici; essi dovrebbero tendere alle guerre di logoramento ed evitare le guerre di manovra.