Rumer, uno specialista di Harvard di economia sovietica, offre uno studio chiaro ma approfondito e molto convincente delle condizioni economiche attuali nelle quattro repubbliche sovietiche del Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e dell'Uzbekistan.
L'autore dipinge un quadro del colonialismo semiclassico, per mezzo del quale la colonia invia materie prime al centro imperiale. Si prenda il cotone: su ordine di Mosca, l'intera economia dell'Asia centrale è sacrificata all'incremento della coltura del cotone, essa costituisce i due terzi della produzione economica della regione. Ma agli abitanti dell'Asia centrale non è permesso di trattare il cotone né di occuparsi della sua manifattura: un sorprendente 96 per cento del cotone grezzo è inviato fuori dalla regione per essere lavorato.
Una conseguenza particolarmente interessante del governo stile coloniale è la comparsa del crimine organizzato. Ecco un dato statistico: le indagini sul crimine condotte a metà degli anni Ottanta portarono alla condanna del 98 per cento dei capi degli uffici regionali del ministero degli Interni uzbeko.
Rumer prevede che i problemi economici dell'Asia centrale "continueranno a peggiorare" in un futuro immediato, che la regione rimarrà "sempre più" indietro rispetto al resto dell'Urss e che ne deriverà un malcontento ancor più profondo verso la politica di Mosca. E quest'ultima, avendo già "mollato una presa ferma" sull'Asia centrale, sembrerebbe avere poche opportunità di tenersi stretta la regione per molto più tempo.