L'ideologia panislamica, il tentativo di ottenere l'unità musulmana, assume due forme, una radicale (che eliminerebbe i confini e creerebbe un unico stato musulmano) e l'altra moderata (che cerca solamente l'armonia fra gli stati musulmani). Oltre a offrire uno studio sulle tensioni fra queste due opzioni che risalgono agli anni Sessanta del XIX secolo, Landau concentra l'attenzione su molti periodi e luoghi: la decade finale dell'Impero ottomano, i musulmani dell'Asia Centrale soggetti al dominio di Mosca, i musulmani indiani sotto il governo britannico, le convenzioni del periodo tra le due grandi guerre e la fioritura delle organizzazioni negli ultimi anni. La ricerca di Landau è impeccabile e i dati da lui raccolti sono interessanti, ma la presentazione impersonale della sua analisi la rende una sorta di sforzo da assorbire.
L'ampio studio di Schulze incoerente e assai originale sull'internazionalismo islamico nel XX secolo si focalizza sugli intellettuali e sul contesto storico in cui essi hanno operato. Il suo prisma è la Lega musulmana mondiale, un'organizzazione finanziata dai sauditi fondata nel 1962 per foraggiare moschee, case editrici, centri culturali, scuole e altre istituzioni islamiche. Che si tratti di attitudini verso la tradizione o di risposte all'Occidente, Schulze considera la vita intellettuale islamica di questo secolo come un'elaborazione di temi già sviluppati nel XVIII secolo da gruppi come i wahhabiti, i salafiti e i neo-salafiti. Schulze ha messo insieme un tesoro d'informazioni cui ha aggiunto un gran numero d'intuizioni personali. Il problema è che il suo volume manca pressoché di qualsiasi presentazione logica, sì che il lettore si ritrova a dover districarsi fra secoli, paesi e argomenti. Lo sforzo paga, ma il volume richiede una grande diligenza e una certa capacità di resistenza solo per leggere con fatica la presentazione confusa.