Gli studiosi hanno dedicato molta attenzione a Hamas, ignorando ampiamente il suo partner più piccolo e ancor più aggressivo, qual è il Movimento per il Jihad islamico in Palestina (PIJ). Hatina (docente di storia all'Università di Tel Aviv) colma questa lacuna con un magnifico resoconto dell'evoluzione storica, politica e ideologica del PIJ.
Hatina osserva che la visione in genere di sinistra dell'Olp aveva eliminato un orientamento islamista, ma una combinazione di fattori dopo il 1967 – il fiasco contro Israele, l'Islam in ripresa, la diffusione dell'istruzione fra i palestinesi – creò uno sbocco per il PIJ. Non si sa esattamente quando sia stato fondato, ma è apparso verso il 1974 grazie a un gruppo di studenti palestinesi residenti al Cairo. A guidarli c'era Fathi Shiqaqi (1951-95); tra gli altri membri, Ramadan Shalah (leader del PIJ dal 1995) e Sami al-'Aryan. (È interessante notare che questi ultimi hanno insegnato all'University of South Florida, a Tampa – e Aryan è ancora docente là). Il gruppo cominciò a utilizzare la violenza contro Israele nel 1984 e la intensificò con l'Intifada del 1987-92, di cui rivendicò la paternità; è ancora attivamente impegnato in attività terroristiche, che ricorrono spesso ad attacchi suicidi.
Il tratto caratteristico dell'ideologia del PIJ consiste nel raffigurare la Palestina come la chiave del mondo musulmano, asserendo dunque che l'antisionismo è la chiave del successo dell'Islam. La Palestina "stabilirà se [l'Islam] sarà distrutto o se sopravvivrà", ha scritto un leader. Il PIJ ritiene che gli ebrei siano l'eterno nemico dell'Islam e critica aspramente ogni forma di compromesso con loro (e così considera Yasser Arafat come qualcuno che, al pari degli altri governanti arabi, "non ha nulla in mano, se non la penna con la quale firmare"). In breve, la Jihad islamica è diversa da Hamas per la forze dei suoi mezzi (essendo ricorsa alla violenza molto tempo prima di Hamas, benché entrambe siano d'accordo sui fini, vale a dire la distruzione d'Israele).