Kechichian afferma che la comparsa del suo volume sta a indicare che la famiglia saudita "ha raggiunto un livello molto elevato di maturità politica", ma leggendo le pagine di questo libro l'affermazione dell'autore sembra essere più una lusinga che un'analisi erudita. L'ampia estensione della famiglia saudita e la sua dominazione completa dello Stato, chiamato Arabia Saudita proprio in onore della famiglia reale, si uniscono facendo sparire tutto il resto, vale a dire le liti interfamiliari per la successione. Quando si legge qualcosa sulla questione della successione saudita significa entrare nella cerchia claustrofobica di 36 figli del fondatore dello Stato (25 dei quali sono ancora vivi), e di circa 260 nipoti (il ramo femminile non ha alcun ruolo pubblico). Probabilmente è giusto dire che nella storia della monarchia non è mai esistita una dinastia regnante con così tanti attori e altrettante complicazioni. Ad esempio, un fattore fondamentale nella posizione di un uomo sono i legami di sua madre con una tribù importante; altri fattori risiedono nel numero di fratelli e nel successo da lui ottenuto nel piazzare i propri figli in posti chiave. Un'altra complicazione deriva dalla sovrapposizione generazionale – il più giovane dei figli (nato nel 1947) è più giovane del più anziano dei pronipoti (nato nel 1946), portando a una situazione dove "il gruppo di principi potenzialmente attivi contiene elementi di quattro generazioni che hanno pressappoco la stessa età". Da tutto questo deriva un bouquet eccezionale di alleanze e d'intrighi familiari.
Entriamo nei dettagli: l'erede in linea diretta, 'Abdullah, controlla la Guardia Nazionale ma "resta relativamente debole" a causa delle sua posizione alquanto isolata in seno alla famiglia. Per compensare questa pecca egli si adopera con successo aiutando la popolazione nel tentativo di diventare "il sovrano del popolo"; ottimo tentativo, dice Kechichian, "ma il sostegno in seno alla famiglia resta molto più importante". La codificazione di Re Fahd della successione, nel 1992, è stata come una "bomba" le cui implicazioni si devono ancora capire. Il figlio da tenere d'occhio è Salman, il secondo più giovane (nato nel 1936) del blocco dei fratelli germani noti come i "Sette Sudayri". Dei nipoti, dieci hanno un brillante avvenire politico. Forse la conclusione più importante di Kechichian, quella che il sottoscritto appoggia pienamente, è che la famiglia saudita è "molto più salda di quello che in genere si crede".