Di recente abbiamo trascorso un piacevole pomeriggio a visitare il Bloomsfield Science Museum a Gerusalemme. Lì abbiamo assistito a un'incredibile esposizione di creature degli abissi marini. A dire il vero, le miriadi di specie assomigliavano più a degli extraterrestri che a ogni cosa cui siamo abituati a vedere in superficie. Dopo aver pranzato nel singolare centro commerciale di Mamilla, vicino alla Porta di Jaffa nella Città vecchia, partecipiamo a un evento presenziato da Daniel Pipes e sponsorizzato dall'Hadar-Israel Council for Civic Action. L'evento si è svolto al Konrad Adenauer Conference Center a Mishkenot Sha'ananim, il primo quartiere ebraico costruito all'esterno delle mura della Città vecchia di Gerusalemme. La moderatrice di questa "conversazione" era Ruthie Blum Leibowitz, la giornalista israelo-americana, editorialista ed ex-features editor del Jerusalem Post.
Daniel Pipes è un accademico americano, molto famoso, uno scrittore e un blogger politico che ha fondato il Middle East Forum (MEF), un think-tank conservatore, di cui è anche direttore. È altresì il fondatore di Campus Watch, un'organizzazione che critica il sapere mediorientale nelle università americane. Laureatosi alla Harvard University, dove il padre era docente, in seguito ha insegnato a Harvard, all'Università di Chicago e al Naval War College. A disagio con la pretenziosa atmosfera intellettuale dell'ambiente accademico, ha abbandonato quest'arena nel 1986 per poi fondare quattro anni dopo il Middle East Forum. Il suo obiettivo: definire e promuovere gli interessi americani in Medio Oriente. Pipes è ampiamente conosciuto per il suo motto che l'Islam radicale è il problema e quello moderato è la soluzione.
Pipes ha rapidamente messo al corrente il pubblico di uno dei suoi argomenti convincenti:
L'islamismo non è legato al giudaismo e al cristianesimo, perché queste due religioni non s'impongono agli altri. Al contrario, l'islamismo è il degno successore del fascismo e del comunismo. Si tratta di una minaccia internazionale che ricusa violentemente le influenze occidentali e trasforma il fanatismo in ideologia omicida.
Passando all'attualità, Pipes ha notato che la Turchia e l'Iran ora sono i Paesi islamici più importanti. La Turchia sembra conoscere un successo crescente, in equilibrio com'è tra Oriente e Occidente. È un membro della Nato e vuole riconquistare la sua precedente posizione elevata (simile a quella del periodo dell'Impero ottomano: 1517-1917) di potenza di spicco in Medio Oriente. L'Iran, secondo Pipes, sta subendo lentamente un crollo a causa della pressione economica dall'esterno e per via del malcontento popolare in seno al Paese. In nessun posto, tranne che in Iran, l'islamismo è in declino. La democrazia può emergere in Iran, ma sarà un cambiamento molto lento e difficile da attuare. Per ciò che riguarda l'Iraq, Pipes ritiene che l'America sia rimasta lì troppo a lungo e che abbia perso degli uomini nel futile sforzo di fare dell'Iraq un alleato che potesse ostacolare l'Iran.
Passando poi alla Palestina, Pipes ha spiegato che il presidente Abbas è sostenuto dalle Forze di difesa israeliane, come i leader in Iraq e in Afghanistan dipendono dall'appoggio americano. Pur reputando che non c'è alcuna possibilità di risoluzione nei negoziati israelo-palestinesi, la firma di un accordo è un'opportunità che offrirebbe delle garanzie americane, forse riguardo all'Iran, o qualche altro tipo di rimborso a Israele, per le sue concessioni. Tuttavia, Pipes ritiene che i palestinesi non siano pronti per la democrazia, che è un'attività che va acquisita e non qualcosa d'intuitivo. Pipes ha detto che la stessa cosa è vera per gli iracheni, per gli abitanti della Cisgiordania o di Gaza: è preferibile cominciare con un voto per chi debba ricoprire il posto di accalappiacani che con l'eleggere il capo del paese.
Secondo Pipes, l'Islam non è incompatibile con la democrazia. I testi sacri islamici sono duttili e soggetti a un'interpretazione moderna, come vediamo nel cristianesimo o nel giudaismo, dove l'accento sulla guerra e sulle uccisioni è assolutamente minimizzato. Pipes afferma che il fascismo e il comunismo sono stati sconfitti, allora perché non è così per l'islamismo? Lui sostiene che bisogna ricorrere a ogni mezzo di cui l'Occidente dispone, come fu fatto contro il comunismo nella guerra fredda, cosa che alla fine potrebbe fare implodere l'islamismo.
Pipes ci ha detto che tra il 1800 e il 1930 ci furono delle riforme nell'Islam, vale a dire la riforma rivoluzionaria laica della Turchia, grazie a Atatürk che rovesciò i governanti ottomani. Tuttavia, i riformatori musulmani finirono per essere rimpiazzati dagli islamisti. Il direttore del MEF ha mosso delle critiche agli occidentali che sono disposti a lavorare con gli islamisti "se non sono violenti". Questa politica, che ha già dei sostenitori negli ambienti politici europei, minaccia i costumi sociali occidentali e i moderati islamici. Gli europei si chinano verso i musulmani perché l'Europa spera che i lavoratori islamici pagheranno le tasse per sostenere i costi elevati delle indennità sociali dell'Europa. Pipes afferma che questa politica non funziona.
Pipes spiega così la mancanza di posizione europea: "Tutti andranno d'accordo". Tuttavia, molti europei cominciano a reagire, temendo che i musulmani possano, ad esempio, impadronirsi della Cattedrale di Notre-Dame a Parigi per utilizzarla come moschea. (In Europa sono state approvate delle leggi che vietano l'uso del velo islamico e i minareti sulle moschee.) Ci sono dei reali problemi futuri per gli europei e nessuno sa come saranno risolti. Pipes cita l'assenza di una sensata politica europea dell'immigrazione intesa come un fallimento dei governi europei a prendere delle misure.
In un recente articolo sul "Codice Rushdie", Pipes ha scritto che la Shari'a (la legge musulmana) scredita la santità delle altre religioni, una tradizione che si è manifestata in questi ultimi anni nei Paesi a maggioranza musulmana, dove l'Islam gode dell'immunità e altre religioni sono denigrate e i loro luoghi santi distrutti. Nel 1989, l'Ayatollah Khomeini estese all'improvviso questo doppio criterio all'Occidente quando decretò che lo scrittore britannico Salman Rushdie fosse giustiziato per le blasfemie contenute nel suo libro Versi satanici. Così facendo, Khomeini stabiliva il Codice Rushdie, che resta ancora in vigore. Secondo questo codice, chiunque si opponga "all'Islam, al Profeta e al Corano", può essere messo a morte; tutti coloro che hanno dei legami con il blasfemo vanno altresì giustiziati; e tutti i musulmani dovrebbero partecipare a una rete di intelligence ufficiosa per mettere in atto per questa minaccia. Pipes ha osservato che c'è stata una risposta insufficiente da parte dei governi occidentali al Codice Rushdie.
In questo momento, il trambusto riguardo alla "moschea di ground zero" sta evidenziando un'opposizione senza precedenti all'Islam in America. La sinistra si è alleata con l'imam della moschea proposta, sulla base del diritto alla libertà di religione in America, che non c'entra nulla. Per Pipes questa controversia mostra come "L'amministrazione Obama si è ora unita a questa lista ignominiosa [di chi appoggia l'ubicazione della moschea]. Le pressioni esercitate sul reverendo Jones [il capo della chiesa che sosteneva di voler bruciare il Corano] hanno ulteriormente eroso la libertà di parola riguardo all'Islam e implicitamente hanno decretato lo status privilegiato dell'Islam negli Usa, per mezzo del quale i musulmani possono oltraggiare gli altri, ma non possono essere oltraggiati. Questo ha spinto il Paese verso la dhimmitudine, una condizione in cui i non-musulmani riconoscono la superiorità dell'Islam. E per finire, Obama ha, di fatto, applicato la legge islamica, un precedente che potrebbe condurre ad altre forme di sottomissione forzata alla shari'a".
Pipes ha terminato la sua conversazione osservando che durante la Seconda guerra mondiale tutti i tedeschi non costituivano il nemico e che la Germania non ha avuto bisogno di essere smembrata dopo la guerra. Ha dichiarato che è lo stesso principio da applicare all'islamismo: l'Islam non va, e non può essere, smantellato. La "moschea di ground zero" può aver fatto indietreggiare l'Islam radicale in America. Ma è solo l'inizio di una lunga battaglia per sconfiggere l'islamismo, che si è mostrato molto forte nel mondo intero.