Il termine "nuova Europa" si riferisce a un continente non più diviso dalle rivalità della guerra fredda. In che modo l'Islam si confronta con la parte orientale e occidentale del continente? In realtà, il confronto ha poco senso, perché oltre ai loro differenti sviluppi avvenuti dal 1945, le due parti ospitano delle popolazioni fondamentalmente diverse. Le popolazioni dell'Europa Orientale sono quasi tutte costituite da convertiti autoctoni che vivono lì da secoli; mentre quelle occidentali sono prevalentemente costituite da immigrati arrivati dopo il 1960.
Se il confronto delle comunità serve a ben poco, gli analisti accademici autori del volume rendono straordinariamente chiaro un contrasto: che le popolazioni dell'Europa Orientale, in precedenza soggette agli ordini di Mosca, difendono l'approccio laico così a lungo esemplificato dalla Francia, mentre gli europei occidentali, beneficiari di questo sistema, sono molto più disposti a indebolirlo attraverso l'applicazione dei diritti spettanti alle collettività umane e del multiculturalismo.
Il curatore definisce l'Islam in Europa un campo "trascurato" dagli studi accademici, un'osservazione sorprendente alla luce della voluminosa letteratura su quest'argomento, ma accurata, per quanto il livello generale di scrittura e di analisi dei sedici saggi di questo volume lasci a desiderare. In ogni caso, il volume presenta alcuni punti interessanti: che il 23 per cento della popolazione di Bruxelles al di sotto dei vent'anni è musulmana; che la Svezia è il Paese che ha subito una maggiore trasformazione dalla Seconda guerra mondiale per mano dell'immigrazione; e che a Mussolini non solo piaceva descrivere l'Italia come "un'amica del mondo islamico", ma anche come "una grande potenza musulmana".