I non-americani tendono a essere più impressionati degli statunitensi dalla potenza degli Usa nell'epoca successiva alla guerra fredda. I primi vi ravvisano l'unipolarità (un solo stato dominante) e i secondi vi vedono un caos incipiente. I primi trattano Washington come se fosse la nuova capitale imperiale, i secondi la vedono terribilmente impreparata o inadeguatamente interessata alle sue responsabilità.
Hansen, docente all'Università di Copenaghen, ha spinto il punto di vista degli stranieri fino al limite teorizzando che "il Medio Oriente è stato trasformato" dal fatto che gli Stati Uniti sono emersi come potenza unipolare, e che la politica mediorientale nel decennio che va dal 1989 al 1998 può essere spiegata dal cambiamento che ha accompagnato il passaggio dalla bipolarità all'unipolarità. Nel farlo, l'autrice mette a punto un ottimo test per la scienza politica: può essa giustificare degli avvenimenti imprevisti in modo da dar loro un senso e porli in un contesto?
Fino a un certo punto, la Hansen mantiene la sua promessa di farlo: l'unificazione yemenita scaturisce chiaramente dall'indebolimento dello Yemen del Sud che è stata una conseguenza del crollo sovietico. Lo stesso vale per il cessate il fuoco del Sahara occidentale e la coalizione che ha combattuto l'operazione Tempesta nel Deserto. Ma gli altri suoi argomenti mettono a dura prova la credulità: Saddam Hussein invase l'Iraq a causa della debolezza sovietica? Il cosiddetto processo di pace arabo-israeliano (che ora ha portato le parti all'uso della violenza) mostra il potere americano? E poi ci sono numerosi avvenimenti che la Hansen menziona appena, come la guerra civile algerina, l'imposizione dell'ordine islamista in Sudan e in Afghanistan e la proliferazione della armi di distruzione di massa. La sua analisi ricorda quelle persone dotate di poteri paranormali che rimarcano le loro previsioni esatte, ma dimenticano opportunamente quelle false.
Questo lettore conclude con riluttanza che la scienza politica non è ancora pronta per un prime time, non essendo ancora riuscita ad essere all'altezza delle sue pretese di fornire un insieme veramente utile di strumenti per osservare i fatti sul terreno.