Che cos'è la "riforma islamica"? può chiedersi il lettore a giusto titolo. Malgrado il titolo eccentrico, questo volume scritto da più autori presenta un assortimento di saggi particolarmente interessante. Eccone tre. Rudolph Peters traccia la trasformazione complessa della Shari'a (la legge islamica) "da legge dei giuristi a legge scritta". Per secoli, la Shari'a è stata caratterizzata da erudite discussioni di giurisprudenza "aperte, digressive e contraddittorie" – qualcosa che non era facilmente applicabile in una corte di giustizia. Peters mostra la forzatura che questa tradizione ha subito in modo da rispondere ai bisogni di un sistema statale. Egli nota anche l'eventualità improbabile ma possibile di uno stato musulmano democratico che stabilisca i dettagli della Shari'a attraverso una consultazione elettorale.
Ann Elizabeth Mayer adotta lo schema tripartito dello studioso italiano Ugo Mattei, secondo il quale la legge è tradizionale (su piccola scala, le famiglie sono intese come unità di base, la distinzione dei sessi è accentuata), politica (tribunali come servi del sovrano) o professionale (sistema giudiziario indipendente, supremazia della legge). La Mayer conferma che la maggior parte del mondo musulmano soffre a causa della legge politica; per evitarlo, gli islamisti propongono un impossibile ritorno all'età dell'oro della legge tradizionale attraverso la Shari'a. Infatti, afferma l'autrice – e in questo è totalmente appoggiata dai dissidenti iraniani che lei cita – il bisogno reale è procedere verso la supremazia della legge.
Rodney Wilson passa in rassegna e spiega le politiche del governo egiziano e di quello saudita, riluttanti all'emergere delle istituzioni finanziarie islamiche. Le autorità egiziane erano talmente a disagio con questo fenomeno che aveva un po' preso la mano da riuscire a convincere una figura religiosa di spicco come Muhammad Sayyid Tantawi a decretare che gli interessi versati dalle banche ordinarie non costituissero usura. Ironia della sorte, i sauditi hanno delle difficoltà con le banche islamiche perché il loro sistema a quanto pare è già islamico; creare esplicitamente delle istituzioni islamiche implica che gli altri non lo siano.