Anche se in pochi nel mondo esterno lo sanno, l'Impero ottomano e la Turchia sono da due secoli terra di immigrazione. Milioni d'individui che fuggono via dai problemi sono arrivati a Istanbul e in Anatolia cercando lì rifugio. Come una rivista francese ha di recente osservato correttamente: "Tutti gli sconvolgimenti storici rilasciano ondate di emigrazioni verso la Turchia". I popoli che fuggono dalle persecuzioni, dalle conquiste straniere o da altri forme di tumulti – e anche questo è un fatto poco conosciuto – hanno sempre trovato accoglienza al loro arrivo.
I turcofoni costituiscono la maggioranza degli immigrati. La tradizione moderna dell'immigrazione turca cominciò nel 1783-85, quando un numero consistente di tartari della Crimea fuggì dalla conquista di Mosca delle loro terre, cercando asilo in territorio ottomano. Nel corso del secolo successivo, i turcofoni della regione Volga-Urali, del Caucaso e dell'Asia Centrale seguirono il loro esempio. I sunniti dell'Azerbaijan trovarono ampiamente rifugio in Turchia tanto che la proporzione della popolazione dell'Azerbaijan diminuì passando dal 50 per cento a un mero 30 per cento. Tra il 1926 e il 1936, circa 3.000 turcofoni arrivarono in Turchia, per lo più dall'Unione Sovietica. Nel 1951, la Turchia accettò diverse centinaia di kazaki in fuga dalla Cina. I turchi ciprioti arrivarono un po' per volta, dalla metà degli anni Sessanta.
La tradizione continua oggi e include numeri importanti ed esigui. Nel 1982, 355 membri della popolazione kirghisa proveniente dall'Afghanistan s'insediarono nei pressi di Van, nell'Anatolia orientale. La campagna bulgara di assimilazione della fine degli anni Ottanta, voleva far perdere ai turchi bulgari la loro identità e spinse 320.000 turchi della sua popolazione – incluso un campione del mondo di sollevamento pesi – a rifugiarsi in Turchia. (Tuttavia, con la caduta del regime comunista metà di questi ultimi fecero ritorno in Bulgaria.) Nel 1992, l'Assemblea nazionale turca votò all'unanimità a favore dell'accoglimento di 50.000 meskheti turchi provenienti dal sud della Georgia e si disse disponibile a prendere nell'Akhista (o Akhaltsikhe) i turchi del Kyrgyzstan.
La Turchia ha un ruolo importante per i turcofoni simile a quello che la Repubblica federale di Germania ha avuto per i tedeschi: in entrambi i casi, la parentela etnica è ben accetta alla madrepatria, anche coloro i cui antenati se ne andarono secoli prima, o che non hanno mai vissuti lì. Anche la Turchia assomiglia a Israele in quella che è definito un "diritto al ritorno" nei libri: ai turcofoni come agli ebrei è assicurato un posto in cui fare ritorno.
Non tutti gli immigrati, però, parlano i dialetti turchi. Una vasta gamma di "musulmani ottomani", popolazioni che si sono convertite all'Islam sotto l'egida dell'Impero ottomano o che sono strettamente legate all'Impero, si sono altresì trasferite in massa in Turchia. A metà del XIX secolo, circassiani, abkhazi, ceceni, avari, karachay e molti altri musulmani hanno vuotato le loro terre natie nel Caucaso settentrionale per andare in Turchia. Quando gli ottomani persero terreno in Europa, gli immigrati musulmani conosciuti come muhajirs si rifugiarono in Anatolia. Gli albanesi si stabilirono lì intorno al volgere di questo secolo, principalmente per motivi economici. Mezzo milione di musulmani, per lo più grecofoni, arrivò in Turchia dalla Grecia tra il 1912 e il 1930. L'immigrazione bosniaca in quella che è la Turchia odierna cominciò nel 1870 e riprese nel 1990. Nel novembre 1992, 15.000 bosniaci sono arrivati in Turchia, e di questi 14.000 si sono stabiliti lì con i familiari. Diecimila curdi hanno lasciato l'Iraq dopo la fine della guerra tra Iraq e Iran del 1988, e continuano ad arrivare.
Anche i non-musulmani hanno cercato rifugio o nuove opportunità in Turchia. Gli ebrei sefarditi in fuga dalla Spagna dopo il 1492 si diressero verso Istanbul, come fecero gli ebrei ashkenaziti quattro secoli e mezzo dopo per fuggire da Hitler. Nel XIX secolo, i levantini cristiani arrivarono lì per cercare di espandere i loro orizzonti. All'occasione, anche gli europei cristiani che avevano bisogno di asilo politico sono stati accolti, inclusi i nazionalisti ungheresi nel 1848 e i tedeschi in fuga dal regime nazista. Anche se poco numerosi, questi rifugiati politici hanno avuto un importante impatto sia nei loro Paesi d'origine sia in Turchia.
L'immigrazione ha lasciato la Turchia con una popolazione incredibilmente eterogenea. Solo in questo secolo, ingenti numeri di immigrati arrivano dalla Bosnia, dall'Albania, dalla Grecia, dalla Bulgaria, da Cipro, dall'Iraq, dall'Iran, dall'Impero russo/Unione Sovietica, dall'Afghanistan e dalla Cina. Con un piccolo tocco di esagerazione, Nur Vergin della Bilkent University rileva come la Turchia sia "un microcosmo dell'Impero ottomano" dal punto di vista etnico. Le cifre sono difficili da trovare e sono probabilmente esagerate: i turchi azeri, ad esempio, sono stimati essere sei milioni, mentre quasi una decina di milioni di turchi fa risalire le loro origini ai Balcani. Nell'insieme, i discendenti di questi immigrati si aggirano probabilmente intorno a una dozzina di milioni, o un quinto della popolazione turca.
Per completare il quadro della diversità etnica della Turchia, bisogna altresì ricordare le numerose popolazioni che precedettero i turchi sia musulmani (curdi, arabi, laz, georgiani etc…) e non musulmani (greci, armeni).
Dal punto di vista dell'immigrazione, la Turchia assomiglia alla Francia per importanti versi. Entrambi sono dei grandi Paesi con una lunga ma non ideologica tradizione di offrire asilo e opportunità a una vasta gamma di popolazioni. Entrambi hanno una forte cultura di assimilazione che scoraggia la ricerca dell'affiliazione etnica. Il fatto che in questi due Paesi vivano un gran numero di popolazioni straniere senza che il mondo esterno presti molta attenzione dimostra la riuscita delle loro operazioni. Come in Francia, gli immigrati della Turchia affrontano alcuni ostacoli nel loro cammino; in effetti, un certo numero di turchi in vista fa risalire le proprie origini all'esterno della Turchia. La madre dell'ex-premier Mesut Yilmaz, ad esempio, veniva dalla Bosnia. I turchi, in breve, non hanno inflitto agli altri il tipo di trattamento che loro stessi hanno sperimentato in Germania.